Anno MDXCVI1. 499 Srato di Milano, fpediti in traccia di lui. Fu per lui nel facro Conci-rtoro recitata un’ elegantiiììma Orazione da Martino Bafcia da Sufa, 0 pur da Granoble, in cui a larga mano li profufero incenfi in lode d'erto Papa. Intanto per le dilavventure occorfe nel precedente Anno in Ungheria, non per valore de’Turchi, ma per l’inconrtderato procedere de’Capitani Crilliani, fi trovava 1 'Imperadore Rodolfo II. in gravi angurtie, per timore fpezialmente, che non reftando più oflacolo alla Potenza Turchefca, avellerò a comparir fotto Vienna Tarmi Ottomane. Fece perciò ricorfo a tutti i Principi d’Italia, e maiììmamen-te al Pontefice, lìccome Padre del Criftianefimo, il quale fpedì per quello alla Corte Celarea Gian-Francefco Aldobrandino luo Nipote, e intanto con aggravio importo al Popolo Romano, e in altre guife a-dunata lJ occorrente pecunia, fece una leva di (ette in otto mila fanti, e nel Mefe di Giugno li fpedì in Ungheria. Con quello foccorfo, ed altri che fopravennero, mil'e infieme 1’ Imperadore un Armata di die-ciotto mila fanti, e di cinque mila cavalli, de’quali fu dato il comando a 11* Arciduca MaJJimiliano. Sorprefero i Celarei circa il fine di Maggio Tatta, e poi mifero l’affedio a Papà, che coilò loro molto l'angue, ma con venire in fine alle lor m3ni quella Terra col fuo Cartello. Era palTato di nuovo in Ungheria Vincenzo Duca di Mantova, a cui fu data la vanguardia dell’efercito. Or mentre egli con alquanti de’fuoi va a riconofcere i contorni di Giavarino , giacché fi meditava di farne l’artedio, caduto in una imbofcata di Turchi fu preio, c miracolo fu, ch’egli coll’aiuto di pochi fi poteffe liberare dille lor mani. Accollaronlì i Criftiani ad elio Giavarino, ma intefo l’avvicinamento dell’ofte Turchefca, in fretta levarono il campo, e tanto più perchè 1’Armata loro era di molto fcemata. Riacquittarono dunque 1 Turchi Tatta, nè ieguì poi altra rilevante azione in quelle contrade. Continuava intanto l’izza fra gli Spagnuoli ed Inglefi. Grande armamento navale fi fece dall’una parte e dall’altra. Nella flotta di Spagna s’imbarcarono, oltre ad altre milizie, fei mila Italiani. Ufcirono lui principio di Settembre in mare le due Armate nemiche, ma in vece di combattere fra loro, combatterono co i venti, eflendo retiate a-mendue maltrattate e difperfe da una terribil fortuna, e forzate, quando poterono, a falvarfi ne’loro porti, difputando fra erte, chi maggior danno aveiTe riportato da quel duro conflitto. Una percofta ebbero nel Gennaio del prefente Anno i Cattolici in Fiandra dal Conte Maurizio di Nafìau a Tornaut, perchè vi perde-rono la vita alcune centinaia d’ eilì, e rellarono in potere de’vincitori trentotto bandiere di fanteria colla maggior parte delie bagaglie. Par- I i 2 ve