LVI1I Vittorello, e l’Oldoìno nelle loro addizioni al prelodato Ciacconio ( T. 3. pag. 820. e pag. 839. e Jeg. ) Scendendo ora a’particolari avvenimenti, ilrepitoiìilìmo è quello del Cardinale di S. Fiora, e degli altri Co-lonneft ( anno 1555.) incui perchè il figura l’Annalida, che il Papa anfiofo di trovare un mezzo d’ingrandire i nipoti, opportuno allora lo trovaffe, quindi è, che lo racconta in un modo, che fa poco onore al medefimo. lo fommariamente lo edrarrò dal Rinaldi, che lo riferi-fce all’anno dedo num. 72. dicendo in fuftanza, che avendo il detto Cardinale fatte con ingannevol modo trafugare le due navi Franzefi, delle quali ivi iì parla, dal Porto di Civitavecchia, dopo eflerne date dagli Sforzefchi uccife le genti di arme, fi querelarono i Franzefi ile ifi dell’attentato, e pofero in neceflità il Pontefice, come Padre comune di render loro giullizia ; ed a tale effetto intimò al Santa Fiora, che i detti Legni veniffero redimiti , minacciandogli in cafo oppodo il fuo rifentimento. Quegli deprezzando il cenno Pontificio aggravò anzi la fua colpa con adunare di notte in fua cafa conventicole di per-fone anche edere, ove fi fparlava anche con ingiurie della perfona llef-fa del Papa. Ora fe tutto ciò fi metta ailìeme, e fi confideri nel tuo lume, fi vedrà quanto giude fodero le rifoluzioni del Pontefice in ga-iligare i delinquenti, e quanto divedo da quello, che ce lo rappre-fenta il Sig. Muratori, fia l’alpetto di un tale avvenimento. E’vero, che infeudò Palliano al nipote; ma effendo quello un Principato allora devoluto al Fifco, era in mano del Pontefice lo infeudarlo a chi più gli piaceva. Ci parla nell’anno iiteffo, e propriamente fui fine del medefimo di alcuni Perfonaggj Ecclefiaftici imprigionati per materie di fede. Per quello, che rifguarda il Morone, fincerato Paolo della fua innocenza, volle non molto dopo il fuo arredo redituirgli la libertà , ma egli la ricusò, infidendo, che gli foffe dato modo di giuridicamente giuilifi-carfi; e lo riferìfce il Rinaldi ann. 1557* num. 46. Per conto degli altri bifogna riflettere, che la neceffità di que’miferi tempi, ne’qucdi sì grande drage menava l’erefia, pareva, che codringeiì’e a far conto di tutto, e a non difprezzare anche i più leggieri fofpetti, trattandoli di una materia così delicata, qual’era la Religione, nella quale conveniva , che illibatilTimi fi difcopriffero fopra tutti i luminari principali di Santa Chiefa; tanto più, che ridondava in gloria maggiore di elli, e della Religione medefima 1’eifer trovati immuni affatto da quelle colpe, delle quali anche la fola apparenza potea edremamente pregiudicare alla Fede . Dei Cardinale Reginaldo Polo parla il Rinaldi al 11. 47. cui rimetto il Lettore; non potendo però lafciare di commendare l’infigne moderazione di quel gran Porporato, che gettò fui fuoco le giuilificazioni preparate da sè della fua condotta, temendo non ne ver mffe