Anno MDXXIV. ilri Storici concordemente diedero gran gloria ad effo Marchefe, ancorché gli altri Capitani concorreffero nel medeiìmo parere. In que- lli tempi con tutte le iftanze fatte dal Viceré fuddetto per aver foccor-fo di gente o di danari dal Senato Veneto, nulla mai potè ottenere, barcheggiando Tempre que’faggi Signori, per vedere qual elito a-velfero l’armi Fraruefi in Lombardia. Anno di Cristo mdxxv. Indizione xm. di Clemente VII. Papa 3. di Carlo V. ìmperadore 7. PEr l’ollinato attedio di Pavia fi trovarono in mala politura non men gli attediati, che gli attediatiti. Avea bensì Antonio da Leva prel'e le argenterie delle Chiefe d’etta Città, ed anche de’panico-lari, con far battere moneta , dove fi leggevano quelle parole : CjE-SARIANI PAPIiE OBSESSI. 1524. Ma non tardò a tornare il bifo-gno, a cui riufcì di picciolo refrigerio la fomma di tre mila ducati d’ oro , che il Marchefe di Ptfcara in tempo, che fu fatta una concertata fortita, feppe far paffare nella Città per mezzo di due vivandieri. Con tutto ciò il favio Leva tante promette e conforti adoperò , che tenne in dover la l’ua gente , ancorché più volte minaccialfero di rendere la Città a i Franzen, e crefcellero poi le loro anguille pel difetto de’viveri, con ridurli a cibarli di carne di cavalli, cani, gatti, ed altri ab-bominevuli cibi. Non li fentiva meglio di pollo il Re Francefco , perchè s’ era molto fcemata la l’ua Armata per le diferzioni e malarie , e fpezialmente per la fconligliata fpedizione del Duca cCAlbania verfo il Regno di Napoli. Quanto all’efercito Imperiale, più ivi, che altrove li penuriava di danaro, nè altro s’ udiva in quelle milizie , che querele e protelle d’ andarfene , e fenza voler più fare le guardie . L’eloquenza e buona maniera del Marchefe di Pefcara li ritenne , con promettere fpezialmente divenir fra poco ad un fatto d’armi, in cui len^ za fallo riporterebbero vittoria, e nuoterebbero poi nell’oro, e nell’ inefplicabil bottino del vinto efercito Franzefe. Verfo la metà di Gennaio arrivarono al campo Cefareo fecento cavalli Borgognoni ed altrettanti Tedefchi, tutti ben in ordine . Poi da lì a non molto giun-fero ancora fei mila fanti Tedefchi, inviati dall’ Arciduca Ferdinando . Scnve f Anonimo Padovano, che fui principio di quell’Anno vennero di Germania fei mila fanti Tedefchi , condotti da Carlo Duca di Borbone, i quali andarono a Lodi, ricevuti con fomma allegrezza dal L 4 Mar-