Anno MDLXV. 585 te fanatica, come da i fatti apparve. Fu creduto , che l’Accolti coll’ effere flato a Genevra, avelie ivi bevuto non folamente il veleno dell’ empie opinioni, ma eziandio le fantailiche immaginazioni, ch’egli ebbe forza d’imprimere ne’complici fuoi. Cioè, diceva egli, che ucci-fo il prelente Papa, ne avea da venire un altro Divino, Santo, ed Angelico , il qual farebbe Monarca di tutto ii Mondo . E buon per co-iloro, perchè bel premio aveano da riportare di sì orrido fatto. Al Conte Antonio dovea toccare il dominio di Pavia ; quel di Cremona al Manfredi; al Pellicione quello della Città dell’Aquila; c così altre Cignone a gli altri. Per conofcere meglio l’illufione e leggierezza delle lor teile, baderà fapere, che fi prepararono al misfatto colla Confef-iìon de’loro peccati, tacendo nulladimeno l’empio facrilegio ed omicidio, che dilègnavano di commettere. FiiTato il giorno, il preientò una mattina a’ piedi del Pontefice l’Accolti col pugnale preparato all’ imprefa ; ma forprefo da timore , nulla ne fece. Nata perciò lite fra i Congiurati , il Pellicione , per falvar la vita, andò a rivelare il già fatto concerto. Tutti furono prefi, e per quanto co i tormenti e colle lufinghe fi procuraffe di trar loro di bocca, chi gli avelie fedotti ed incitati a sì efecranda azione, nulla fi potè ricavarne, fe non che 1’ Accolti lòlleneva d’aver parlato di ciò con gli Angeli, i quai certamente non doveano eifere di quei del Paradifo. Furono cofloro pubblicamente tormentati per la Città, e poi tolti dal Mondo . L’Accolti fempre ridendo fra i tormenti, affai dimoftrò , che fi trattava di gente, che avea lefo il cervello, e forfè meritava più la carità d’eifer tenuta incatenata in uno Spedale, che il rigore di un capeilro . Per af-ficurarfi nondimeno il Papa da altri fimili infulti, deilinò al Palazzo Papale la guardia di cento Archibufieri. Confermò parimente l’ordine da lui fatto nel 1562. che non dovettero godere franchigia i Palazzi de i Cardinali, nè de gli Ambafciatori de’Principi, affinchè non ferviffero di rifugio a’malviventi. Proibì pofeia fotto varie pene a i Nunzj Pon-tifizj di procacciarfi Lettere di raccomandazione da i Principi , 0 di valerfi di quelle, che eiìì fpontaneamente efibiffero. Fece in oltre nel dì undici di Marzo la promozione di molti Cardinali, la maggior parte perfone di gran merito , e contoffi fra effe Ugo Boncompagno Vefco-vo di Bologna, che fu poi Gregorio XIII. Gran terrore maiììmamente all’Italia, diede in quell’ Anno il tuttavia vivente e feroce Sultano de’Turchi Solimano. Si rodeva egli da molto tempo le dita per li continui infiliti , che faceano alle fue navi e Terre i Cavalieri Gerofolimitani di San Giovanni, chiamati gli Ofpi-tala rj ; però venne alla determinazione di levar loro l’Ifola di Malta, Tomo X. B b da