i 188 Annali d’ Italia: Ài ri, e Capi di Monifteti. E chi s era riscattato da gli Spagnuoli, fé fopragiugnevano i Tedefchi, era di nuovo taglieggiato e lottopclìo a tormenti. Si aggiunfe a tanta barbarie lo sfugo ancora della libidine, recando efpofte ad ogni ludibrio non men le Matrone Romane e le lor Figlie, che le itefl'e Vergini lacre; giacché nnin freno avendo quella beilial ciurmaglia per la morte dell’empio lor Generale, non la-i'ciò intatto alcun Moniftero e Tempio alcuno dalle violenze. Oltre a tutti i vali & arredi facri delle Chiefe , che andarono in preda, fi videro da que’mifcredenti conculcate le facre Reliquie, e gittate per le iirade le facratiffime Ollie; e per maggior dileggio della Religione, pafTeggiavano per Roma l'oldati abbigliati non folamente con velli sfar-zoiè e collane d’oro, ma anche con abiti facri; e giunfero alcuni a veftirfi da Cardinali, e infino a contrafare il Papa con ifcherni lenza numero. E tal fu l’inefplicabil miferia di Roma, che con ragion venne creduto aver fatto peggio in quella Metropoli l’elercito dell’iniquo Borbone, che i Goti e Vandali nel Secolo Quinto deli’Era Cri-itiana. Giulti & adorabili fempre fono i Giudizj di Dio; e certamente i faggi d’allora, fra’quali Tommajo da Vìo Cardinal Gaetano, e Giovan- ili Fifchero Vefcovo Roffenfe, polcia Cardinale e Martire, non lafcia-rono di riguardar sì flrepitofe calamità per flagello inviato da Dio alla non poco allora corrotta Corte Romana. Chiuso intanto in Cartello l’afflitto Pontefice, facendo delie meditazioni dolor ole fopra gli amari frutti de’fuoi bellicoii impegni, racle volte convenevoli a chi è aferitto alla Ecclefiaftica milizia, ltava pure egli fperando, che giugneffe l’efercito della Lega per liberarlo. In fatti appena erano entrati in Roma i nemici, che arrivò a quelle mura il Come Guido Rangont, ma non fi attentò colle lue forze tanto inferiori ad aiìalire quel furiofo e potente efercito, benché allora sbandato e perduto dietro alle prede: il che fu poi difapprovato da alcuni, cioè da coloro, che facilmente giudicano delle colè altrui in lontananza, lenza faper tutte le circoftanze prefenti de i fatti. Dall’ altra parte marciava aliai lentamente il Duca d’ Urbino colle genti della Lega, e folamente nel dì 16. di Maggio arrivò ad Orvieto, dove tornato anche il Rangone, fi tenne configlio di guerra. Gagliardamente iniifterono il Marehefe di Saluto, Federigo da Bovolo e Luigi Bifuni Legato Veneto, perchè fi tentafle di cavare il Papa di prigione, con venir anche a giornata, fe occorreva; e il Conte Guido Rangone fece conofcere con molte ragioni facile e riufeibile l’imprefa. Moltrava parimente il Duca di voler lo itelTo, ma poi sfoderava non poche dilìicultàj e il Commeiiario de’Fiorentini ripugnava, rappre- fentan-