Anno MDXXXVII. zji Confaloniere e Generale dell’ Armi della Chiefa. Nel prefente Anno gli diede Nepi, e il creò ancora Duca di Caftro di Maremma di To-fcana, permutato con Frafcati da Girolamo Eftontevilla, che dianzi era invertito d'etto Caftro. EiTendo quefto Luogo come deferto, Pier-Luigi cominciò ad abbellirlo con porte, piazze, palagi, ftrade, e cafe, facendovi concorrere abitatori ed artefici. Col tempo ancora v’ aggiunfe le fortificazioni , tanto che lo riduife in forma di Città, ampliandone il dirtretto colla compera di varie circonvicine Cartella. Accadde in quert’Anno la violenta morte di Aìejfandro de Medici Duca di Firenze. Chi defidera una efatta e diffufa notizia di quella Tragedia, ha da ricorrere alle Storie, che ne trattano ex proietto (a). (*) Varchi Bartérà a me di dire, che AleiTandro , il quale fu Figliuol naturale di sJ^a'ni Lorenzo de Medici il giovane , Duca d’Urbino , e chi dice d’una Schia- jovius. va, e chi d’una vii Contadinelia di Collevecchio, benché al mirare il tanto amore per lui di Papa Clemente VII. la malignità di taluno immaginaife , ch’egli dovette i natali a Giulio de’ Medici , che poi creato Papa aifunfe il fuddetto nome di Clemente : non mancò di vivacità d’ingegno e di attitudine, per ben governare Firenze, da che era (tato portato dalla forza del Pontefice Zio e dett'Augurto Carlo, ad efier Capo di quella Repubblica, e poi Principe aifoluto. Ma o-gni fua buona dote era guafta dalla fmoderata libidine, confettando ognuno , che per isfogarla non perdonava a grado alcuno di Donne , e nè pur alle facre Vergini; ed ufcendo benefpeflo la notte perdifo-nefti fini, più d’una volta fu in pericolo della vita. Nè da quefta vituperofa maniera di vivere potè mai ritrarlo Papa Clemente, per quante Lettere ed ammonizioni gli inviaife . Peggiorò molto più dopo la morte d’ etto Pontefice , nè giovò punto a rimetterlo fulla buona via l’aver egli ottenuta in Moglie una Figlia dell’Imperadore , per cui non moftrò mai grande amore nè rtima, perchè troppo perduto in cercar fempre novità d’oggetti alla sfrenata fua difoneftà. Malcontenta di lui era la maggior parte de’Fiorentini, ficcome coloro, che miravano in lui un Tiranno, ed un opprettore della lor Libertà, e chi per foftenere con ficurezza il fuo imperio, avea fpintoin efilio tante onorate Famiglie. Che fe alcuno fparlava , ne pagava ben torto il fio, Pure da quello univerfal odio non venne la fua rovina , avendovi porto riparo colla forte guardia di milizie, eh’egli teneva in Città, e al corpo fuo, fotto il comando di Aìejfandro Vitelli. Venne da quel medefimo vizio, di cui poco fa parlammo, che toglie talvolta di fenno anche i più accorti . S’era il Duca AleiTandro affratellato non poco con Lorenzo de Me-' di-