Anno MDXLVII, 195 ticato gli Scrittori di tramandare a i pofteri le Virtù d’eflo Pietro Luigi. All’incontro, fé noi vogliamo credere al Varchi, quello perfo-naggio era uomo fcelleratiflimo , brutto di volto, ma più deforme d’ animo, immerfo nella più nefanda libidine , e in altri enormi vizj .Anzi termina eifo Varchi la fua Storia colla fcandalofa pittura di una di lui azione la più fconcia & orrida , che mai fi poffa udire, e di cui forfè non fi troverà altro pari efempio . Poteva il Varchi e doveva rifparmiare ancor quello. E voleife Dio, che ci foffero baftevo- li argomenti per poterlo ora mettere in dubbio; ma da che non ofaro-no di contradire alla fama di sì nero delitto gli Scrittori allora viventi , quantunque ne mormoraifero forte gli ftelìi Protcftanti ; e da che il Belcaire Vefcovo di Metz, che fcriveva allora le lue Storie, afle-rifce la notorietà della libidine d’eflo Pier-Luigi, con accennar anche quel moflruoiìflìmo fatto accaduto nel 1537.: io altro non foggiugne-rò intorno ad eflo. Dirò bensì, non apparire, ch’egli per la carnale fua concupifcenza fi tir alfe addoflo l’odio della ricca e numerofa Nobiltà Piacentina, non parendo mai verifimile il venir egli rapprefen-tato dal Segni per iftorpio di mani e di piedi, lìcchè bifognava aiutarlo fino al mangiare, e tuttavia perduto ne gli affari della fenfualità. Altronde adunque venne contra di Pier-Luigi il mal talento di que’ Cittadini ; imperocché avendo egli trovato i Nobili d’ effa Piacenza avvezzi a vivere con foverchia libertà fotto il governo Eccle-fiaftico , e ad abitar per lo più ne’ loro Feudi, dove non men che nella Città conculcavano la Plebe : tolto fi diede a metter loro la briglia, fenza confiderare , fe il rigore, o pur la piacevolezza conveniffe meglio alla novità del fuo governo. A quefto fine levò 1’ armi a i Nobi- li , limitò i loro privilegi > e f°tt0 pena ancora di confifco li obbligò ad abitar nella Città, affinchè s’ aumentaffero le rendite delle fue gabelle; tagliò eziandio non poco dell’ autorità di quel Senato, e furono cominciati de’ gran proceflì contra de’ delinquenti prefenti e paffati. Oltre a ciò levò Corte Maggiore a Girolamo Marchefe Pallavicino, e divolgoflì ancora, che era per ifpogliare Agoftino Landi di Bardi, e Compiano: novità, che il facevano bensì amare dal baffo Popolo, ma odiare affaiflimo dalla Nobiltà. Non fi guardò egli dall’ inimicarli Don Ferrante Gonzaga Governator di Milano, con occupare un Cartello di lui, e impedirgli la tenuta del Marchefato di Soragna; per-lochè il Gonzaga fece quanti mali ufizj potè contra di lui alla Corte dell’Imperadore. Convennero dunque i fuddetti Girolamo Pallavicino, ed Agoftino Landi, con Camillo Marchefe Pallavicino, Giovanni Anguiffola, e Gian-Luigi Confaloniere, tutti della primaria Nobiltà