47'6 Annali d5 Italia. Iiva la guerra: pure nel dì 18. di Novembre fece la magnifica fua entrata nella Città di Aix Capitale delia Provenza , accolto con grandi fede, e molte benedizioni da quel Popolo : il che fatto , altri Luoghi vennero alla di lui ubbidienza. Anno di Cristo mdxci. Indizione iv. di Innocenzo IX. Papa 1. di Rodolfo II. Imperadore 16. Più’ che mai, e in maniera difufata fi provarono nel Verno, e ne’ Mefi fuiTeguenti di quelt’Anno i terribili morii della Fame ini* talia , ed anche fuori d’Italia, di maniera che non altro che pianti e grida s’ udivano per ogni parte . I Duchi di Firenze, Ferrara , Urbino , ed altri Principi, e fpeziaimente la faggia Repubblica di Venezia, non perdonarono a fpefa veruna per tirar grani da lontanifiime contrade, a fin di foccorrere al bifogno de’loro Popoli. Sopra tutto fu afflitta Roma da quello flagello per la fua gran popolazione , e certamente non mancò il buon Papa Gregorio XIF. di far quanto era in fua mano per rimediarvi, avendo impiegato almen cento mila feudi d’oro, per far venire frumenti llranieri, oltre alle pubbliche, e private limofine, che continuamente andò facendo a i Poveri. I venti contrarj non lalciavano approdar le Navi , che conducevano quel foccorfo . A quefto malore fi aggiunfe una perniciofa Epidemia , probabilmente originata o dalla mancanza, o dalla mala qualità de’ cibi , per cui gran copia di gente forprefa da deliqu], o da acute febbri , perì. È la mortalità fu sì grande in Abbruzzo, Marca , Umbria , e Romagna , che per mancamento di chi lavoraife i terreni, la penuria continuò anche da lì innanzi. Per queflo flagello, come raccontano il Ciaconio, e il Cicarelli, mancarono di vita in Roma fef-fanta mila perfone: il che quafi non par credibile . Medefimamente in quell’Anno più che mai infierirono i Banditi in Campagna di Roma, e in Romagna. Per conto di queft’ ultima Provincia, moffo dal Pontefice Alfonfo Duca di Ferrara, feppe trovar la maniera di purgarla da que’tanti mafnadieri, inviando il Conte Enea Montecuccoli con affai iquadre di cavalli e fanti, e certe carrette conducenti artiglierie colle loro troniere, le quali nello fpazio di due meiì parte uccifero, parte difllparono quella canaglia, di modo che rifiorì ivi la quiete, e ii potè da lì innanzi portar l’oro in palma di mano per que’paefi. Nel Cefenatico rellò anche prefo Alfonfo Piccolomini gran Caporione di quelle