Anno MDXLVII. 19J Regno il Tribunale dell’ Inquifizione (a) ; alche troppo abborrimento {*)Summom. avea moftrato iempre il Popolo Napoletano, e maiìimamente la No- Scampa.' biltà, che giudicava d’effere tolta con tal novità di mira dal Vice- na, ci altri. rè , moftratofi in tante altre occafioni fuo poco amorevole , per non dir nemico , a fin di gaftigare lotto l’ombra della Religione , chi non era in fu a grazia. A’tempi ancora di Ferdinando il Cattolico tentata fu l’introduzion del medefimo Tribunale.il timor d’una follevazione, e l’aver fra 1’ altre ragioni rapprefentato i Napoletani, che effendo troppo familiari in quella Nazione i giuramenti falfi , niun più farebbe da 11 innanzi flato Sicuro dell’onore e della vita, fece defiilere l’accorto Re da sì pericolol’a imprefa. Ma perfitlendo il Toledo in quello proposto, e nulla curando i privilegi di quella Regai Città, finalmente nel dì 16. di Maggio fi mife in armi il Popolo con alquanti Nobili, e cominciò a menar le mani contro gli Spagnuoli ufciti del Cartello in ordinanza , ed all’incontro il Cartello a tempeftar colle palle le caie de’Cittadini. A quefto rumore volarono a Napoli circa tre mila banditi e fuorufciti, che fi unirono col Popolo . Dopo di ciò furono eletti dalla Città due Inviati, cioè Don Ferrante Sanl’everino Principe di Salerno, e Don Placido di Sangro, affinchè fi portaiìèro alla Corte , per informar l’Imperadore , e Supplicarlo di richiamare il Viceré, e di non permettere le novità dell’odiata Inquiiìzion fra loro. Al Principe di Salerno era ftato predetto, che fe andava , male gliene avverrebbe. Ma egli anteponendo l’amor della Patria ad ogni fuo rifchio, andò. Furono prevenuti quefti Inviati da perfona fpedita con pivi diligenza dal Viceré. Arrivati che furono anch’ effi alla Corte, al Principe ,fenza poter vedere la faccia dell’ Imperadore , fu ordinato di fer-marfi. Il Sangro bensì ebbe udienza, ma non riportò a Napoli, fe non la fecca rifpofta, che la Città ubbidiffe . Venne intanto lpedito da Don Ferrante Gonzaga al Viceré un rinforzo di mille Spagnuoli fopra le Galee del Principe Doria ; altri ottocento dalla Sicilia , ed alcune brigate di fanti affaldati in Roma da Don Diego Mcndo^a Am-bafdatore Cefareo. Coftoro nel dì ventuno di Luglio, per difcordia inf'orta fra effi ed alcuni popolari, diedero all’ armi, uccifero alquanti Napoletani, Saccheggiarono alcune Cafe e Monirteri, ed occuparono Santa Maria Nuova, Luogo atto a prevalere contro la Città. Mentre il Popolo co’fuorufciti di Napoli, e colle artiglierie fi preparava per efpugnar quel fito, arrivò il Sangro dalla Corte, che intimò ad ognuno l’ubbidire. Non avea il Popolo Capo alcuno di autorità , e ficcome è affamigliato a i flutti del mare , che prefto vengono , e prefto fen vanno, fi quetò, e fpedì fuoi Deputati al Vice-Tomo X. T 3 rè,