166 Annali d’ Italia. fo Re, gl’ inviafle cento mila libre di polve da artiglieria, gran copia di palle, e dodici cannoni di bronzo. Inviò il Duca quelle munizioni per Po fin fui Parmigiano in cinque navi, non già nel dì cinque di Settembre, come io già fcriifi nelle Antichità Ellenfi, ma bensì nel dì dieci di Dicembre, come ha Antonio llhardi nella fua Cronica ma-nufcritta di Ferrara. Di là poi per terra su carra, ordinate in Parma e Piacenza dal Papa, continuarono il viaggio . Verifimilmente ancora ( e lo fcrive 1’Anonimo Padovano) per occulto maneggio del Papa, il valorofo Giovanni de Medici lì ritirò dal fervigio dell’ Imperadore a quello del Re Francefco, e fu egli fleifo inviato con mille e cinquecento fanti a fcortar le fuddette munizioni. Strana rifoluzione intanto parve a i faggi quella d’ elio Re CriftiamJJimo , che quantunque non i\ fofle impadronito di Pavia, nè del Cattello di Milano, e tuttoché reflalfero molte forze al Viceré Lanoia, e fi fapefle , che il Duca di Borbone era paifato in Lamagna a procacciar nuovi rinforzi di gente : pure determinò di far l’imprefa di Napoli nel tempo ileflb. Contava egli per faciliffima cofa 1’acquiflo di quel Regno, perchè fprovvedu-to allora di gente d’armi; e giacché gli convenne ridurre in blocco 1’ afièdio di Pavia, con formare una forte e mirabil circonvallazione intorno a quella Città: giudicò, che intanto, durante il verno, gran ricompenfa di quella inazione farebbe il guadagnare il Regno fuddet-to . Fu infra creduto, che il Papa lleifo l’incitaife a quella fpedizio-ne per fuoi fini politici, e lo fcrivono Jacopo Nardi, e Galeazzo Capella Storici contemporanei, con altri. Ma il Guicciardino, il Rinaldi, ed altri fon di parere diverfo . Inviò dunque il Re Francefco Giovanni Stuardo Duca d’ Albania con dieci mila fanti e fettecento uomini d’ arme alla volta della Tofcana, che paffati per la Garfagna-na s’ unirono a Lucca con Ren^o da Ceri, il quale conduceva leco tre altri mila fanti. Furono allretti i Lucchefi a pagargli dodici mila ducati d'oro, e a prellargli delle artiglierie. A requifizion del Papa fi fermò ancora lo Sruardo intorno a Siena permutar quel governo. Tutte le finquì narrate azioni del Pontefice, e l’aver egli finalmente co niellato d’ aver fatta una fpezie di concordia col Re Cnllia-niffimo, amareggiarono non poco l’animo di Carlo Imperadore e di tutti i fuoi Mimilri; e tanto più perchè parea loro d’intendere, che una fegreta Lega, e non già una Concordia, foffe contra d’ effi la decantata da Clemente Vii. Ne fecero perciò di gravi doglianze. Voleva a tutte le maniere il Viceré Lanoia correre alla difefa del Regno di Napoli j ma cotanto feppe dire il Marchefe di Pefcara, che il fetmò in Lombardia. Del qual configlio, perchè riuicì poi utiliffimo, i no-