Anno MDLXXXIII. 447 il che nondimeno non badò a quetar gli animi pregni di defiderio di vendetta , talmente che non finì sì preño quella tragedia . Ora il Papa, per rallegrare il Popolo, nel dì 12. di Dicembre fece la promozione di diecinove Cardinali tutci perfone di gran merito, fra’quali fpe-zialmente fididinTero Niccolò Sfondrati, che fu poi Papa Gregorio XIV. F rancefco di Gioiofa FranzeTe , Agojìir.o Valerio Vefcovo di Verona , e Vincenzo Lauro Vefcovo di Monreale. Avea la morte rapito al Re Filippo II. nell’Anno precedente il fuo Figlio maggiore Don Diego ; però fece egli nel preTente predar giuramento da 1 Portoghefi a Don Filippo, redato unico di lui Figlio. Gli riufcì ancora di finir di ricuperare le Ifole Terziere. In Fiandra accaddero delle novità, delle quali ben feppe profittare il Principe Alejandro Famefe. Quantunque fodero dati conferiti gloriofi titoli, de’quali To-pra fi parlò, a Francefco Duca d'A/igió , pure perchè da alcune condizioni alquanto dure veniva ridretta la dia autorità, fi avvisò egli, Tpin-to principalmente da gli alteri fuoi Configlieri Franzelì , di volere dar egli la legge a’ Fiamminghi, parendogli vergogna il riceverla da loro. Volle dunque adoperar la forza, e dedinò il giorno 16. o 17. di Gennaio del prefente Anno per fai fi libero Signore di quelle contrade. L’ ordine andò a tutti i prefidj Franzelì d’infignorirfi de’Luoghi, dove fi trovavano, ed egli prefe a fottomettere l’infigne Città d’Anverfa , in cui erano di guernigione quattrocento de’fuoi; ma con incontrargli ciò, che non s’afpettava, cioè quello, a che fi efpone chiunque de’Prin-cipi, che volontariamente chiamato da un Popolo alla fignoria, fi mette fotto i piedi con tanta facilità i patti della dedizione. Prefe pretedi da una raflegna per accodarfi colle fue truppe ad Anverfa , ed allorché ufciva di Città con gran corteggio de’fuoi foldati, diede il fe-gno della macchinata trama. Furono uccife le guardie della Porta, ed entrarono fecento cavalli e tre mila pedoni Franzefi, che montati su i baloardi voltarono i Cannoni contro la Città, e fi diedero a Taccheggiar le caTe, e ad uccidere chiunque s’opponeva. O fia che gli An-verfani deffero dianzi con gli occhi aperti, 0 che folamente li l’vegliaf-Te quell’improvvifo adalto, il vero è, che todo fecero fonar le campane a martello, tirarono le catene alle drade, e dato di piglio aliarmi, animofamente fecero fronte a chi non più amico, ma nemico e traditore lor fi modrava. Con tal gagliardia da i feroci Cittadini furono aíTaliti e refpinti i Franzefi, che lor convenne rinculare fino alla Porta, dove per voler eglino ufcire, e nello defTo tempo entrare gli Svizzeri del Duca d’Angiò, fi fece una calca e mifcuglio, che codò la vita a moltiffimi o uccifi o caduti nella fofla. Vi Tu chi fece accendere Ú-