Annali d’ Italia: iflanza, che feco fi unilTe un corpo di Svizzeri, che la Lega avea bensì mandato ad affaldare, ma che mai non calava in Lombardia. Il che diede tempo agl’imperiali di forprendere il Popolo di Milano, che forzato a pagare cinquanta mila ducati d’oro, più d’una volta avea diiordinatamente prefe 1’ armi, e di coftrignere molti Nobili, e i lor Capitani ad ufcire di Città, e a calmare il tumulto: il che accadde circa il dì 20. di Giugno. Furono altresì tolte l’arme a i Cittadini, e poi ranta barbarie uTata con effi, rubandoli, baflonandoli, ferendoli, che alcuni di loro per difperazione fi uccifero, e parecchi abbandonato quanto aveano , fe ne fuggirono: con che fi riduiTe quella nobil Città all’eflrema miferia. Intanto Lodovico Vìjìarìno, Gentiluomo di Lodi , per liberar la fua Patria dalla crudeltà di mille e cinquecento Napoletani, dimoranti ivi di prefidio, fe l’intefe col Duca d’ Urbino , da cui nella notte del dì 24. di Giugno fu l’pedito colà Malatefla Buglione con tre o. quattro mila fanti Veneti ; e quelli s'impadronì della Città di Lodi, e da lì a pochi giorni anche del Cartello, efTendo flato ri pulitalo il Marchefe del Vajìo, venuto per ricuperarla . Perciò allora li unirono colle genti Venete anche le Pontifizie , e fu creduto, che infie-me afcendeffero quafi a fedici mila fanti, e quattro mila cavalli. Ma perchè buona parte d’effi era gente nuova, e tumultuariamente raccolta, non fi arrilchiava il Duca d’ Urbino a tentar co fe grandi; e maf-fimamente perchè fi credea , che Antonio da Leva e il Marchefe del Vallo, Generali dell’lmperadore , avellerò circa quindici mila fanti, ottocento Lande , e cinquecento cavalli leggieri, gente divilà parte in Milano , e gli altri in Cremona e Pavia. Contuttociò l’efercito Collegato, che era giunto a JMarignano , nel dì cinque di Luglio andò a poilarfi in vicinanza di Milano , con difegno di afTalire i Borghi , e con ifperanza d’ entrarvi. Entrò bensì in quella Città il Duca di Borbone, che venuto per mare con ottocento fanti Spagnuoli, e affrettato dalle Lettere di Antonio da Leva, con quella gente arrivò colà. Adunque nel dì 7. del Mefe fuddetro s accollò l’Armata de’Col-legati , per dare l’aflalto, ma trovato alia difefa chi non avea paura, fi converti l’afTalto in lievi fcaramuccie, e nel di feguente vergogno-famente fe ne tornò quell’efercito a Marignano . Non fi feppe intendere , fe in sì fatta ritirata, comunemente creduta di molta ignominia, fi nafcondeffe qualche millero di politica, e di mala fede, o pure fe il Duca d’Urbino vi fi folle condotto con ragioni ben fondate dell’Arte militare. Certo è , che i Veneziani ne furono , o almen fe ne moflra-rono molto malcontenti, e più il Pontefice, che in quelli tempi cominciò ad eflere travagliato da gli Spagnuoli, dalla parte di Napo-