348 Annali d’ Italia: Restituitosi il Duca dì Guifa all’Armata , quando Dio volle, pro-feguì il iuo viaggio alla volta del Fiume Tronto; ma nè per via, nè a’confini dell’Abbruzzo trovò quelle tante genti, artiglierie, vettovaglie, ed intelligenze, che magnificamente gli aveano fatto Sperare i Carrafi . Contuttociò nel dì 15. d’ Aprile cominciò in quelle parti le o-ffilità. Nel Giovedì fanto fu prefo e meffo a ruba Campii colle più orride iniquità, a fin di facilitar le imprefe con queffo primo tenore. Teramo fi arrendè, e giacché arrivarono per mare alquante art.glierie , nel dì 24. d'Aprile fu imprefo l’affedio di Ci vitella , Terra pel fi- lo fuo alto, e circondato da tre parti da una Valle, affai forte, alla cui guardia con prefidio di mille fanti fi trovavano Don Carlo Loffredo, e il Conte Sforza da Santafiora . Mirabil fu la clifefa fatta da que’ Soldati, da i Terrazzani, e fin dalle Donne, animate da gli ecceflì commeffi in Campii da’Franzefi. In queffo tempo comparve il Duca d’ Alvo, a Giulia Nuova, dodici miglia dii Civitella, menando feco tre mila fanti Spagnuoli veterani, Sei mila Tedefchi, undici mila Italiani e Siciliani, mille e cinquecento cavalli leggieri, e fettecento uomini d’ armi. Bell’efercito parea queffo, ma per effer la maggior parte comporto di gente nuova ed ineiperta, in cuore di cui non alloggiava per-•anche lo fpirito dell’ onore , nè la vergogna della fuga : il Viceré , Capitano di buon difcernimento e di gran cautela, era ben lontano dal tentare battaglia alcuna; fe non che tolfe ai Franzefi Giulia-Nuova , e barbaramente la lafciò faccheggiare a i Soldati. Tal operazione , ciò nonoffante, fece queffo fuo avvicinamento al Campo FranzeSe, che il Duca di Guifa , confiderando non poterfi efpugnar Civitella fenza gran mortalità di gente , nel dì quindici di Maggio fi levò da quell’affedio, riducendofi Sull’ Afcolano, e pofcia fui territorio di Macerata, dove at-tefe a riftorar l’efercito sì faticato in nulla confeguire. Ma non lucce-dè quefta ritirata Senza un precedente grave Sconcerto * perchè dopo avere il Guifa fatte più volte gravi querele con Don Antonio Carraia Marchefe di Montebello, perchè mancavano le genti, le munizioni, e le paghe promeffe dal Papa, e nè pur una delie tanto decantate rivoluzioni del Regno di Napoli s’era udita finora: un dì fi rifcaldò cotanto in fimili doglianze, che il Marchefe perduta la pazienza gli rifpcfe per le rime, e il Duca gli gittò fui volto una fervietta . Per tale affronto Se ne andò il Carrafa a Roma a dolerli dell’alterigia ed infolen-za de’Franzefi; ma bifognò che Papa Paolo di lui Zio, troppo bil’o-gnofo del loro aiuto, tutto inghiotti ile . Rinforzato intanto il Duca d’ Alva da fei mila TedeSchi, condotti dalla Flotta del Doria, fpedì Marc’ Antonio Colonna con tremila d’efìì nel Lazio. La Terra di Valmon- tone <