Ili Annali d’ Italia. Roma, e ne’Popoli Italiani, che il gran Sultano de'Turchi Selim vol-gefle le armi contro le Provincie Criftiane. Papa Leone, affinchè quello Tiranno non trovafle (provvedute le contrade Criftiane, più che mai il diede ad incitare i Monarchi battezzati ad una Lega, non f’o-lameme per fargli fronte occorrendo, ma anche per invadere preventivamente da più parti i di lui Stati. A quello fine fpedì a Majfìmiliano Cefare il Cardinale di San Siilo, ed altri Cardinali di grande autorità a i Re di Francia, Spagna , ed Inghilterra, avendo prima intimata una tregua di cinque anni ad efìi, e a tutti gli altri Principi Crifliani. Andarono quelli Legati, ma nulla operarono di foflanziale per sì rilevante affare, fe non che furono intimate le Decime al Clero, ed anche ben pagate, ma fenza che quelle s’impiegaiTero poi contro il nemico comune. Penfava ognun di que’Monarchi a’ proprj intereffi più che a quelli della Criflianità. E pure fe mai giuflo fu il timore della potenza Turcheica, certamente fu in quello tempo. Imperocché regnava Selim , uno de’più feroci e crudeli Sultani di quella Nazione. Invaiato collui dallo fpirito de’conquillatori, e dall’amor della gloria, avea già sì dilatato il fuo Imperio, che oramai ognun diffidava di refiflergli. Principi di gran potenza per più Secoli erano flati finquì i Sultani, o- fìa Soldani d’Egitto, fìccome poffeffori non folo di quel vado e fertili/lìmo paefe, ma anche della Paleflina, Soria, e di una parte dell’Arabia, e guerniti fempre d’un poffente efercito di Mammalucchi, non diflìmili da i Gianizzeri Turchefchi. S’invogliò Selim di flendere la fila fignoria fopra quelle ricchiffime contrade, e però ammanato un formidabile efercito, fìngendo di volerla contro il Sofì di Perlìa, già da lui fconfìtto, aH’improvvifo piombò addoffo a Damafco, e all’ altre Città di Soria, delle quali non men che di Gerufalem-me s’impadronì. Spinfe poi l’armi vittoriofe contro il Sultano d’Egitto, che reflò (confitto e uccifo in una gran battaglia. Succeduto a lui Un altro Sultano, fu anch’egli prefo, e fatto ignominiofamente morire. In una parola, con infinito fpargimento di iangue, e di crudeltà e faccheggi innumerabili, rimafe diflrutta affatto la Monarchia di que’ Soldani , e tutto il loro Imperio fottopoflo al giogo de’Turchi. Tanti progreifi del Tiranno d’ Oriente, per li quali venne egli a raddoppiar le entrate della fua Camera, e che fpezialmente accaddero ne’due proffimi paffati Anni: ballavano bene ad atterrir l’Italia, e chiunque era confinante alla fmilùrata potenza di Seiimo. Ma fi aggwnfe, eh’ egli fi diede ad armare una sfoggiata Fiotta di navi: fegno, ch’egli meditava qualche grande imprefa contro i Crifliani. Però avea ben ragion di temere Papa Leone. Fece egli fare in Roma ¿blenni proceffio- ni di