XXVII » non gli-manclafíe a (Vernar truppe nel Tuo flato, tra le altre ragioni fi » legge: Tibi pariter confìat, Principes prxceflfnres mcos omnia Ecclefice Roti mance, nulla unquam Imperio fidei argumenta edidiffe-, me quotannts Ponti-» fici tnbuium pubblice pendere, vereque pojfe dicere, hoc anno propter com-» meatus mditibus tuis alendis fuppeditatos in tanta egeflate verjari, ut mea « fide oblígala Nlediolano, Venetiis, atque aliunde triticum avehendum cutiraverim, ne hoc Ducatu moverer, qui ad unicum diem cenfius folutione tt retardata, ad alios migrai . » Contro quefte evidenti ragioni per S. Chiefa , prima del lavorio » di Cola fi poteva opporre: Che Carlo V. pregato dal Legato di Pao-» lo III. l’anno 1547. di reflituir Piacenza, invafa dal Governator di » Milano, fenza Caputa di Cefare ( come 20. anni prima era fiata da’ » Borboniani devaflata Roma, e imprigionato il Pontefice, inconfa-» pevole l’Imperadore ) diede egli per rifpofta ( Rayn. m. & 114. ) *>Se Ducem Oclavium ut filium quidem diligere, fed Pontificem non ita v>[e erga Ctefiarem (jejjifife, ut nepoti Octavio Placendam refiitui mereretur. * E indi comincio a muover controverfie anche fopra Parma, quafi-tt chè apparteneffe al Ducato di Milano. Che fotto Giulio Terzo ( Id. an. iVbi. n. ij. ) meditando Celare d’invader Parma, ebbe pre-tt tenfione, che ficcome Leone X. lafciò il di lei poffeiTo a Francefco , » I. quando era padrón di Milano, così dovelTe operar Giulio con eiTo t> lui: Che quindi nacque la guerra di Parma , la quale imbrogliò il »Duca Ottavio colla S. Sede, e dopo molte contenzioni, e maneggj ti tornò Ottavio per via trasversale in poilellìon de’fuoi Stati, come tt è detto. Noi dunque liberando quell’odio pedonale ; quefta preten-tt fione inlufìiftente; e quefto finiftro, ma neceffario procedere del fie-» condo Duca di Parma, e Piacenza, fviluppiamo beniflìmo la con-» troverfia in favor della S. Sede, per diritto antichiffimo di Matilde; » per titolo di conquida o ricuperazione nel fecolo xiv. per fimile nel » xvi. e per diritto di prefcrizione più che dugentenaria. Nondimeno » ci torna qui a propofito di valerci d’un ailìoma dell’ Annalifta adopra-» to da effo in altro propofito: Il pofifiefifio, e dominio de gli flati terreni, a quand’ anche fla ingiù fio, porta feco un tale incanto, che niun quafl mai sa ti indurfl a fipogliarfiene, fie non fi adopera i efiorcismo della florea. Che pe-» rò non volendo il fommo Sacerdote Padre comune ufar quefto efor-» cismo-, anzi pregando Tempre Dio, che non lo lafci adoprare ad altri ti Principi Criftiam, lafcia in mano loro il giufto efame di quefta con-» troverfia, fenza mancare al debito ufizio di Principe nel prefervare i » diritti di fanta Chiefa nelle maniere ftabilite in efl'a. » L’affare di Parma, e Piacenza ci ha condotti per tutto il Pontifi-» cato di Giulio IIJ. che fuccedette a Paolo III. l’anno 1 j jo. al fecondo Tomo X. e » an-