XL VI » Pontefice così ingiufto, che torni a fpogliar la Chiefa di ciò, che » per ogni titolo ha ricuperato, e già polliede da più d’un fecolo, an-» zi da più di centotrenta anni; giacché la devoluzione de’di lei Feu-» di per decreto d’Innocenzo IX. fi prende non a die eorum devolutio-» nis,fed a die ipflus Conflitutionis, non fiederà mai fulla Cattedra del » Principe degli Apoftoli. Se poi la Camera non ne ritrae gran frutto, » e fe Ferrara è rovinata, ciò non appartiene al diritto della Chiefa, » cui folo ebber di mira S. Pio V. e 1 SucceiTori fuoi. Di Comacchio »ne parlammo a baflanza nel Giornale dell’anno 1747. alla pagina »357. e ùgg. ; nè abbiamo qui da aggiungere altra cofa, fuorché » l’eccezione alle Inveftiture Imperiali. Perciocché ivi notammo, aver » 1’ Annalifta omeiTo, come irifuffillente il Diploma di Carlo IV. (pag. » 369. ) e qui lo vediamo porto per fondamento all’anno 1354. del-» le pretefe Inveftiture Imperiali: onde ci accorgiamo, e forte ce ne duo-»le, che 1’Annalifta ha voluto l’oftener fino alla morte quel, che gli » fu con ragione rigettato, quando lo propofe nella Piena Efpofaione, » come Avvocato in caufa allora controverfa, e perciò in qualche par-» te fcufabile. Che Ridolfo faceife gravi richiami, non bafta il dirlo: » che poi li facefte indarno, era meglio non dirlo. In quello medefimo »Tomo all’anno 1502. parlando di Lucrezia Borgia maritata col Prin-» cipe D. Alfonfo, diife: Portò ella in dote cento mila Ducati d'oro » contanti, immenje gioje, e juppellet dii, colla giunta ancora delle terre di » Cento, e della Pieve cedute al Duca di Ferrara . Onde non fi capifce, » com’ ei zeli fopra un Feudo conceifo da Giovanni XXII. alla cafa d’ »Elle; eretto in Ducato da Paolo II. l’anno 1471. e impinguato da » AleiTandro VI. l’anno 1502. con indagar pertinenze non ricercate, »nè curate, quando quelle Terre paflarono in cafa d’£(le. Clemente » Vili, aveva un Senato ripieno d’uomini favj, e dotti, e non capaci »di luiingarlo a imprefe men che lodevoli, non che ingiufte. Quelli »feriti egli nell’affare, di cui fi tratta,- e ciò che rilolvefle il Concifto-» ro , ce lo infegna uno di que’favj , e dotti Padri, che è il Venera-» bile Cardinal Baronie ( Epifl. ad Clem. Vili. tom. 8. AnnaL ) Die’ »egli, che la guerra diJJimtdjri, aut evitari non potuitf, legitima enim » precedente Caula , non modo juflum, fed & necejj'arium judicatum fuit: » quod & JancLJicatum, Sacerdotalibusque tubis more majorum ind'clum e(ì, » quum in [acro ilio Quirinali Pai rum confejfu quot funt ea de re dici a » jententice, tot audita funt tuba, immo tonitrus, atque vibrata ccelituJ » fulmina. » Quarantacinque di eifi fi vedono fottoferitti alla Coftituzione ce-» lebre di Clemente Vili, nella quale comprendefi il Monito-io , e » tutto ciò che accenna TAnnalifta, argomento certo ch’ei l'ha avu- » u fot-