Annali d* Italia. la ritirata del Guifa da Civitella, il facco di Segna, e il pericolo che Roma veniffe Taccheggiata . Vi fi aggiunfe, che gli fteffi foldati di-fenfori di Roma tuttodì commettevano ladronecci, rapine, ed info-lenze contro le donne. Fra coloro fi contavano anche de gli Eretici, che fpogliavano Altari e cofe fante. Venne in oltre a fcoprirfi, avere i Romani tenuto configlio di trattar d’onelle condizioni col Duca d’Al-va, s’egli forte ritornato fotto Roma. Contra d’erti per quello proruppe il Papa in ingiuriofe parole, e vide oramai traballare le macchine bel-licofe de’iuoi Nipoti. Arrivò in quello frangente il Duca di Guifa a Roma, e prefentarofi alla Santità fua coll’ordine a lui venuto di Francia, il configliò di trattar di Pace. Per quanto averterò finora fatto i faggi Veneziani, e Cojlmo Duca di Firenze per indurlo a pacificarli, nulla aveano potuto ottenere. Ora trovandolo i lor Mmiilri, e con erto loro i più zelanti Cardinali, in miglior politura, tanto diflero, che cominciò daddovero a fmuoverfi. Quello appunto era quello, che lòfpira-va Filippo 11. Re di Spagna , ed anche il Duca d'Alva-, e però con-difeefe ad accordare al'Pontefice una Capitolazion sì onorevole alla di lui Dignità, che molti fe ne ftupirono. Abboccatili adunque col fud-detto Duca d’Alva i Cardinali di Santafiora e Vitelli in Cavi tra Ge-nazzano e Paleilrina, nel dì 14. di Settembre fottoferiffero l’accordo, con rinunziare il Papa ad ogni Lega contro il Re Cattolico, e con perdonare a chiunque averte prefe Tarmi contro la Chiefa. Palliano re-ilò in depofito per fei Mefi, da rellituirfi a Marcantonio Colonna, dappoiché il Conte di Montorio Carraia forte ricompenfato dal Re di Spagna; con varj altri patti, che a me non occorre di rapportare, alcuni de’quali ancora furono tenuti occulti al Pubblico, ma non già al Pontefice, come alcuni fi fecero a credere. Il più bello fu, che in tal concordia non fu comprefo Ercole IJ. Duca di Ferrara, con efempio a i pofteri di quel, che non rare volte fuccede a’Principi minori nel volerli collegare co i maggiori. Intanto il Duca di Guifa, imbarcate le fue fanterie, le fpedì per mare in Provenza. Lafciò ire la cavalleria sbandata per varie vie alla volta della Francia, fenza volere valerli di un articolo della Capitolazione, per cui gli era lecito di condurre liberamente le fue genti per gli Stati del Re Cattolico. Il Duca d’Alva andò pofeia a Roma a rendere pubblicamente ubbidienza al Papa. E tale efito ebbe la guerra fconfigliatamente morta da erto Pontefice al Re di Spagna, benché fecondo le apparenze, non da lui, ma dagli Spagnuoli forte inferita, con avere impiegati tanti teiori della Chie-fa, per impinguare i Nipoti fuoi: guerra, per cui furono importi af-faiflìmi aggravj allo Stato Ecclefiallico, e che oltre all’eflere collata tan-