Anno MDIII. x ^ avvenire. Roma perciò era divenuta una Sentina d’iniquità; ninno vi fi trovava ficuro, perchè piena di foldati e sgherri, a quali tutto veniva permeilo. Guai, fe alcuno Sparlava: dapertutto erano Spie, e una menoma parola coftava la vita. Quanto poi patifle la Religione ( non già ne i Dogmi,*che quefti Dio ha prefervato Sempre, e preferverà, ma nella difciplina ) per tanti fcandali, per le Indulgenze allora più che mai mefite all’incanto, e per li Benefizj, che, fecondo il Bembo, fi vendevano, e per altre biafimevoli invenzioni di cavar danaro a fine di far guerra ed ingrandire l’iniqui/limo iuo Figlio Cefare Borgia: tutti i buoni lo conobbero allora con dolerfene indarno. £ maggiormente fi conobbe da lì a qualche anno pel pretelle, che di là prefero le nuove Erefie. Nulla io dico qui, che non dicano tante altre Storie manufatte e ftampate : e nulla appunto da me fi dice in paragone del tanto, che altri ne fcriffero . Fortuna fu, che in quefta mutazion di cofe fi trovaffe gravemente infermo il Duca Valentino, perchè non gli mancavano forze, volontà, e coraggio, per tentar cofe grandi, ed accrefcere od affodare la lua potenza. Non s’era mai afpettato coftui un sì Itfano contratempo. Contuttociò•anche in quello fiato ebbe tanta libertà di mente, che fi aiTicurò di tutte le ricchezze del Padre, e chiamò a Roma tutte le fue foldatefche, fperando per tal via di coftri-gnere il facro Collegio a creare un Papa ben affetto a lui, contando egli fpezialmente fopra i tanti Cardinali Spagnuoli , creati dal Padre fuo. E perciocché non sì tofto s’udì la morte del Papa, che tutti i Baroni» Romani fuggiti o disgustati ripigliarono Tarmi, tanto per ricuperar le lor Terre, quanto per vendicarli del barbaro e disleale Duca Valentino, egli fi pacificò co i Colonnefi, reftituendo loro le Terre occupate ; e cominciò a trattare co’ Miniffri di Francia e Spagna, ca-daun de’quali-fi ftudiàva di tirarlo dalla fua, sì per effere afliftito da lui nella guerra di Napoli, che per averlo favorevole nell’elezione del nuovo Papa. Conchiufe egli dipoi co i foli Franzefi, perchè l’eferci-to loro s’era avvicinato a Roma, ed avea promeffa la protezione del Re a lui e agli Stati da lui-poffeduti. Promife anch’egli all’incontro di militar colle fue fquadre in favore del Re per l’imprefa di Napoli. Intanto erano in armi gli Orfini, ed altri Baroni Romani. I Vitelli fe ne Stimarono a Città di Cartello. A Gian-Paolo Bastione riuf-cì colla forza, e coll’aiuto de’Fiorentini, di rientrare in Perugia. Quei di Piombino richiamarono l’antico lor Signore, Jacopo di Appiano. Si modero eziandio il Duca d' Urbino, i Signori di Camerino% Pefaro e Smigaglia, per ricuperare i loro Stati. Ora trovando/ì Roma in gran difeordia per la commozion de’Baroni, per le milizie del Duca