Anno MDXIX. uj ca di Milano , e Signore di Genova. Studioso cadaun d’etti di guadagnare i voti de gli Elettori, e fpezialmente il Re Francefco con groffe offerte di danari ( che quella fola buona ragione aveva egli dal fuo canto ) cercò di ottenere il pallio. Ma perchè l’eflère Carlo di Nazion Germanica , portava nelle bilance d’ ognuno troppa fuperiorità alle pretenlìoni dell’altro, e perchè ai Principi della Germania recava più timore la potenza unita di un He di Francia, che la difunita di Carlo Aullriaco : perciò nel dì 28. di Giugno con ballanti voti reitò proclamato Re di Germania, e Re de’Romani , o lìa Imperadore eletto, etto Carlo V. Ne’Secoli addietro non prendevano i Re di Germania il titolo d’Imperadore , fe non dappoiché aveano ricevuta la Corona Romana, lìccome s’è potuto vedere in tanti efempli de’Secoli antecedenti. Cominciò Maflìmiliano ad intitolarli Imperadore Eletto, trovandoli in varj fuoi documenti quello titolo , benché in altri lì vegga quel folo di Re de Romani. Ma Carlo V. da lì innanzi altro titolo non usò, che quello di Eletto lmperador de Romani . Nel che è llato imitato dai fuoi Augnili Succeffori con lafciar anche nella penna la parola Eletto. Perciò a me ancora farà lecito di chiamarli tali in avvenire , ancorché niun d’eflì, fuorché lo ilelfo Carlo V. ricevette o ricer-calfe mai l’imperiale Corona di Roma. Non fu difficile a gl’intendenti delle cofedel Mondo il prefagire, che poco làrebbe per durar la pace fra il novello Augullo, e Francefco Re di Francia, per gara di gloria, e per interefle di Stato. Si trovavano amendue giovani e potenti : l’efaltazione dell’uno era troppo rincrefciuta all’altro. Il Bel-caire (a) fa un ritratto di quelli due Principi. Egregie doti concor- (b) Btltaìn, revano in Francefco, ma inlieme due conlìderabili vizj, cioè un ec-ceflìvo delio di gloria, congiunto con una fomma llima di sè mede-iimo , e una fmoderata libidine. Della fua grazia fpezialmente godea-no gli adulatori. Il gravar di nuove impolle i fudditi, per far fempre nuove guerre , a lui pareva un nulla ; nel che cominciò a non voler punto afcoltare il conlìglio de’Pari e de’ Parlamenti, con gloriarli ancora d’aver egli cavato dalla minorità , ed efentato da i. tutori il Regno di Francia . In Carlo V. all’incontro fi univa la gravità con un perfpicace ingegno, con molta moderazion delle pattioni, e conaltre Virtù atte a formare un inlìgne Rettor di Popoli, fe non che anche in lui 1' amor della gloria il portò fempre alle guerre , e talvolra ad anteporre l’utile all’onello. L’emulazione di quelli due Monarchi, che poi pafsò in odio , non produffe nell’Anno prefente alcun litigio fra loro, ma lì andò difponendo per partorirne. Qual fotte l’anlìetàdi Papa. Leone per elalure la propria Caia, i' ab'