<3* 331 «issanti, reputata per una delle migliori sue tavole. Noi ne vedremo una alla Pietà. Il Moretto educò altri artisti distinti, ed oltre al Moroni laudato, si annoverano Francesco Ricchino, Luca Mombelli, Girolamo Rossi e Piermaria Bugnatore. — Insiem col Morello fioriva in Brescia, circa il 1540, Girolamo Romanino, il (piale in Santa Giustina di Padova, nel vecchio coro de’ monaci, lasciò una bella tavola, che il mostra gran competitore del concittadino suo, per quanto ne dica il Vasari, che il vuole a quello inferiore. Il Lanzi dice che il Romanino avanzò 1’ altro in genio e in franchezza di pennello, non avendolo pareggiato però in guslo, nè in diligenza, vedendosi di lui alcuni lavori tirali via di pratica. Tuttavolta assai fiate comparisce maestro grande si in tavole da altare e sì in varie istorie e bizzarri componimenti.—Anche il Romanino fece allievi di alto merito, come Girolamo Muziano e Lattanzio Gambara, il quale ultimo gli fu non solamente scolare, ma compagno e genero ancora, secondo il Ridolfi ed altri storici. — Lattanzio tenne negli affreschi una maniera men ombrala e men forte da quella del Pordenone; nel resto assai lo somiglia. A Brescia, nel duomo di Parma, sono i più riputali suoi affreschi. Dipinse a olio alcune tavole a S. Benedetto di Manlova, in Santi Faustino e Giovila in pairia e in San Pietro a Cremona. Questo gran pittore non visse che 32 armi, e lasciò in Giovila Bresciano un buon allievo, specialmente ne’ freschi. — Girolamo Savoldo, pur bresciano, fu celebrato pittore del tempo suo; chè ilo ad abitare in Venezia, divenne, studiando in Tiziano, uno de’buoni suoi emulatori, non già in molte opere di macchina, ma in lavori men grandi e condotti con ¡squisitissima diligenza, eh’ è in certo modo la sua noia caratteristica. Con essi ingannava il tempo e ornava gratuitamente le chiese. In San Giobbe vedesi un suo caro Presepio, bello ancora, quantunque ritocco. La miglior sua fatica però è sul maggior aliare de’ Domenicani di Pesaro ; tavola grande e di grande effetto. — Finalmente, tra i tizianeschi bresciani è da noverarsi Pietro Rosa, ¡ostruito dal Vecellio con più affetto di vari altri, mosso dall’ amicizia che avea col padre ; e di