Anno MDXLV. 185 luta negativa da Cefare. A fin di ottenere il confenfo de’Cardinali, propofe di rellituire alla Camera Apoftoliea il Ducato di Camerino e Nepi, facendo conofcere l’evidente guadagno, che ad erta rifultava dal permutare que’due paefi con Parma e Piacenza, perchè coilava di molto il mantenimento di quelle Città, fìccome feparate da gli Stati delia Chiefa, e in pericolo d’eflere afibrbite da i vicini; laddove le rendite di Camerino, fenza ipefe, unite al Genio annuo di nove mila Ducati d’oro (altri dicono di più ) che fi voleva imporre alle fud-dette due Città, avrebbono fatto maggior prò ali’erario Papale. Tra-lafcio altri raggiri, ed altre fpeciofe ragioni, che furono adoperate, per indorar quella pillola. Chi de’Cardinali ambiva più di piacere al Papa, che di foddisfare a’fuoi doveri, non folamente predò il fuo affenfo, ma caldamente perorò in approvazion di queila permuta. Ma non mancarono altri di petto più forte, che aringarono contro i voleri del Papa, rilevando gli fvantaggi, che ne provenivano; e tanto più fi farebbero opporti, fe averterò potuto preveder gli fconcerti, che da lì a non molto per quella cagione accaddero, e i maggiori, che a i dì nojlri fon fucceduti. Lo delio Cardinal Palla vicino, tuttoché sì impegnato a follener la gloria di quello Pontefice, qui l’abbandona, più torto impugnando che difendendo la di lui rifoluzione. In fomma nel Concilloro de’Porporati, dove per lo più fuol prevalere la tema riverenziale verfo chi può tanto favorire o disfavorire, la vinfe il Pontefice, e Pier-Luigi Famefe nell’Agoilo di quell’Anno fu dichiarato Duca di Parma e Piacenza, nè tardò egli punto a prenderne il pof-felfo. Tanto in Lombardia, che nella Lunigiana e Tofcana fi provò iti quell’Anno un grave flagello per le foldatefche cartate dopo la Pace nello Stato di Milano. Non fapendo coloro come vivere ( ed erano la maggior parte Spagnuoli ) in varie truppe fi fcaricarono fopra gl» Stati della Chiefa e del Duca di Ferrara. Cacciati di là fi ridurtero ad-doifo a i Marchefi Malafpina nella Lunigiana, fvaligiando cafe, e confumando tutto, dovunque giugnevano. Partarono dipoi fui Lucchefe , e finalmente s’andarono a potar fui Sanefe, dove per molti meli levarono il pelo e il contrapelo a quel Contado. Guai fe qualche accreditato Capitano fi forte merto alla lor tella: farebbono corfe ad ingrolfar quelle brigate migliaia di foldati Italiani, tornati a digiunare alle lor cafe, e farebbe rinata una di quelle formidabili Compagne, o Compagnie di mafnadieri, che vedemmo in Italia nel Secolo Decimoquar-to. Sorlero in quelli tempi rtrepitofe brighe nella ilefTa Siena, Città, in cui la difeordia non fu mai cola foreiliera. Don Giovanni di Luna*