di custodia e di sorveglianza, olire le ronde diurne e notturne, oltre I inibizione a qualsiasi barca di penetrare di notte nel rivo esterno della Madonna, si volle che tutti i ponti di comunicazione tra le varie parti della città e i dintorni dell’ arsenale fossero di legname, perché in caso di bisogno potessero essere con facilità demoliti, e si volle pur anco munite di valve tutte le strade che mctton capo nella piazza che vi sta davanti, affinchè, volendo, si potesse togliere il pubblico passaggio, ed allontanare con ciò ogni nemico attentato di sorpresa alla porla dell' arsenale medesimo. Clic se le disposizioni e le misure di precauzione fin qui accennate si riferiscono ad epoche lontane e molto anteriori a’tempi nefasti ne’ quali la repubblica cesse all’ irresistibile torrente delle calamità europee, abbiamo prove solenni per dimostrare, che lino agli ultimi anni di sua politica esistenza, come poco stante abbiamo detto, eguale interessamento, eguale premura essa aveva pel miglior essere delle cose marittime, per accrescere le comodità nell’ arsenale e per tenere in riputazione le costruzioni che in esso faccvansi. Di fatti, troviamo memoria di un progetto assoggettalo da certo Antonio Girolamo Vestri fiorentino, il 12 novembre 1691, per ridurre a bacino chiuso, ossia doker, uno dei cantieri acquatici in arsenale; come pure conserviamo due disegni anonimi posteriori a quelli del Vestri, che offrono 1’ idea di un simile, ma più grandioso progetto, certamente delineati per pubblico comandamento ; in ultimo troviamo che il senato, co’decreti 22 gennaio 1794 e 10 settembre 1795, determinava di ridurre il rivo della Madonna, che allora serviva d’unico ingresso acquatico dell’ arsenale, già altra volta allargalo nel 1686, ad una sezione capace pel libero passaggio di ogni grosso naviglio costruito sui più recenti modelli ; al qual uopo abbisognò acquistare e demolire case e fabbricati lungo le due sponde del rivo stesso ; convenne ricostruire più in ritiro la muraglia contermine da quella parte il fabbricato de’ pubblici forni, con la spesa di ducati veneti 50,260, che pareggiano quasi franchi 121,040: 78, oltre l’annuo canone di ducati veneti 40, pari a franchi 126 : 90, che tuttora vien pagato alla chiesa di San Martino, già proprietaria di alcune case