138 Annali d’ Italia. naie e a San Felice, e riacquidsrono quelle Terre. Prefero anche il Boncleno con tagliare a pezzi il prefidio, e dare il lacco a quel Luogo. Dall’altra parte verfo la Romagna occuparono altri Minidri del Pontefice, Lugo , Bagnacavallo, con altre Terre del Duca, e pofcia Cento e la Pieve. Furono anche moffi i Fiorentini ad impadronirli della Provincia della Garfagnana di là dall’ Apennino, compoda di circa novanta Comunità, che s’ era finquì mantenuta fedele al Duca ; e riufcì ancora al Guicciardino di ridurre all’ubbidienza di Modena la picciola Provincia del Frignano, finora codante nella fede verfo il Duca. Ma nè pur quedo badò a Papa Leone. Pubblicò'egli allora un fieriilimo Monitorio contra d’ Alfonfo, dichiarandolo ribello, colle frangie d’altri titoli obbrobrio^ , e mettendo l’interdetto alla Città di Ferrara, per aver egli occupato le Terre del Finale e San Felice fpettanti alla Chiefa Romana; quafi che aveffero i Pontefici acquidata Indulgenza plenaria in ifpogliar quel Duca delle Imperiali Città di Modena e Reggio; e fode poi enorme delitto, s’egii tentava di ripigliare il fuo , cioè Terre a lui indebitamente tolte, e delle quali era invedito da gl’ Imperadori. Tuttoché fentiife il Duca il fo-verchio abbaiamento de’ tuoi affari, pure irritato al maggior fegno dal veder adoperate contra di sè anche l’armi fpirituah: non potè contenerli dal mettere fuori colla dampa un manifedo, in cui palesò al Mondo gli oltraggi, le inddie, e le mancanze di fede di Papa Leone X. per conto luo , e privo affatto di giudizia il procedere della Corte di Roma contra di lui. E perciocché làpea, edere dabilito nella Lega del Papa coll’Imperadore, che cacciati i Franzefi da Milano, fi aveffero a volgere l’armi fopra Ferrara, fenza nè pure afpettare d' aver prefe tutte le fortezze di quello Stato: da uomo forte fi accinge a ben munire e provveder di vettovaglie quella Città. Prefe anche al fuo foldo quattro mila Tedefchi, ed accrebbe le milizie Italiane, rifoluto di vendere caro la propria rovina, giacché afpettava a momenti l’armi Imperiali e Pontifizie alle mura di Ferrara. Certamente non fu mai la nobiliiììma Caia di Effe in tanto pericolo di naufragio , come in quedo brutto frangente . Ma Chi con fegrete ruote regola il Mondo tutto, eccoti, che con far nafcere una inaipet-(a)Raynald. tata fcena, fece non pòco cangiare alpetto alle còfe d’Italia. innai.Eccl, Per quanto s’ha da i Giornali di Paris de’Gràflì, Cerimoniere del Martino ' ?apa ■> riferiti dal Rinaldi (a), e per quello, clic attedino altri Scrit-Pdnvinio. tori ( ¿), non fi può efprimere , qual allegrezza provadè Papa Leone Padovano a^’ avv'^° della preia di Milano, e di màno in mano alie nuove de’fuf-Gìoyio. feguenti acqukti. Non capiva in sè per la gioia d’aver depredi i Fran- zefi,