XVI i> cafo trovaffe la caufa non ejfer giufla , ave¡2 pronunciato, doverji lui lavi mcntare , non di sè, ma del Vejcovo di yajone Nunzio fuo &c. La »quale fcufa non l’ammette già il Guicciardino: anzi dice, che faterebbe fiata piìi capace, fe'l giudico non jojfe flato in quel meàeflmo ej-» fìtto, nel quale Cejare avea tentato molte volte di ridurre la cofa per sconcordia. Non difapprova, che il Papa fi chiamaffe offefo, fpeci-» almente per Ferrara; e conchiude, che Cefare gli lafciò altercar » tra loro, reftituita che ebbe Modena al Duca. Onde l’Annalifla può » dileggiar quanto vuole il Pontefice, e alterar quanto può que-» ita parte di iloria ; lo farà Tempre fenza autorità , o ragione. »Notabile è l’Epoca di tal deciiione intorno a Modena, e Reg-wg io, cioè l’an. i 530. in cui fu altresì ilabilita l’autorità Cefarea in » Firenze , con dichiarar capo della Repubblica Fiorentina Aleifandro » de’ Medici. Sopra di che 1’ Annalifta così ragiona : Ed ha ben fa-» puto prevalerfene a di noflri la Corte Imperiale per difporre a (ita voglia. » dell'ameno pciefe della Tofana . Queflo bel fervigio fece Papa. Clevi mente VI 1. alla Jua patria . Sul qual punto non abbiamo , [che »opporre. Solamente avviiìamo, eifer quello un argomento confer-» rnativo del vanto, eh’ei il dà di non eiferiì mai fatto alcun meri-» to nè co’moderni, nè cogli antichi Auguiti. Anche all’anno 1532., » quando Carlo V. in Mantova dichiarò Poeta Lodovico Arioitò> J »egli dice: Avea egli forfè bifogno di quella carta per ejfer taleì Se per , »avventura alcuno volelfe feguir la noilra fentenza circa Modena, »e Reggio; noi fentiamo, che ambedue quelle Città non furono re-» almente poifedute dalla S. Sede, fe non 18. anni, dalla conquiila »di Giulio II. 1510. al 15x7- e che la pretenfìone , che foifer com-» prete nell’Efarcato, non ha fondamento; più fondata bensì è l’altra » della Donazione di Matilde. Ma non avendole la Chiefa mai pof-» fedute chiaramente ; benché fe ne poteffe provare un antico dirit-»to, errò chiunque perfuafe a Clemente VII. ch’ei continuaffe la ne-» micizia con Alfonfo,che ubbidì al Decreto di Cefare, e fece pron-» tamente efibire i centomila feudi, in cui era flato condannato, » alla S. Sede : e fe ciò fece fenza l’altrui confìglio, il che rade voi-»te, o non mai lì dà ne’Principi, errò egli medefìmo , il che non è »nuovo in quello Pontefice. Siccome non è nuovo, quanto ne di-» ce in morte il noilro Annalilla, mentre il Guicciardino, la cui ilo-«ria finifee nell’an. 1534- nel quale mori Clemente, ed il Giovio » con patetiche, e gravi fentenze ricercano la di lui vita, e ne com-» pilano i fatti. Negli ultimi anni di elfo molte cofe di momento ac-» caddero, che fi accennano appena in quelli Annali: ma non man-» cano iitorie più ampie da foddisfare il Lettore . Un vago racconto » ci fom-