A'n n o M D L X. buona fama. E così vanno le vicende e peripezie umane , regolate dalle diverfe paifioni de gli uomini. Noi dobbiamo augurarci, che fia e-i'ente da quelli interni mantici, chi fi mette a giudicar della vita, della roba, e dell’ onore altrui, e che quelli tali ad imitazione di Dio, più inclinino alla clemenza, che al rigore, fe pure il ben della Repubblica non elìge altrimenti. Al Pontefice Pio IV. non recavano Nipoti mafchi legittimi di Tua Famiglia, perché il Marche fe di Marignano fuo Fratello niun d’eflia-vea lafciato ; e febben v’era un di lui Figlio naturale, appellato Camil- lo, il Papa parea, che -non fe ne prendette gran cura. Rivolle dunque il l'uo amore ai Figli della Sorella, cioè a i Conti Borromei illu-ftri e potenti Signori, che da gran tempo poffcdevano Arona , ed attail-fìme altre Terre e Cartella lui Lago Maggiore. QuelH erano il Conte Federigo ; e Carlo da lui promoflo alla facra Porpora. Avvezzi i Romani a mirare, quanto potette il Nepotil'mo ne’pattati Pontefici, e come fotte divenuto, mammamente in quefli ultimi tempi, quali il principale impiego de’Succeffori di San Pietro l’innalzamento de’Parenti a’gradi Principefchi : fi afpettavano una limile fcena fotto Pio IV. Ma il buon Pontefice, che intendeva meglio d’alcuni fuoi Predecettori 1’ importante ufizio della fublime fua Dignità, fi comportò con molta moderazione nell’ amore de’fuoi, e nulla operò, che fotte fuggetto alla gialla cenfura de’faggi. Erafi molto prima trattato il matrimonio di Virginia Figlia del Duca d'Urbino col fuddetto Conte Federigo, e que- llo fi efeguì, con celebrarfi funtuofifìims Nozze in Urbino, e pofcia in Roma: il che riufeì di giubilo univerlale del Popolo. Maritò ancora Camilla Borromea Sorella d’etto Conte in Cefare Duca di Guajialla, Ardano, e Molfetta , Figlio del fu Don Ferrante Gonzaga, e un’altra in Fabrizio Gefualdo Figlio del Conte di Conza; e con ciò lì raddoppiarono le allegrezze in Roma. Spezialmente fece il Pontefice comparire il fuo amore vedo il Cardinal Carlo Borromeo fuo Nipote , a cui diede la carica di Segretario di Stato, e la Legazion di Romagna e Bologna. Ma queilo Nipote, ancorché di foli ventitré anni ( tanta era la fua prudenza, tanta l’illibatezza de’fuoi coflumi ) non ferviva che alla vera gloria del Papa , perchè unicamente intento al bene della Chiefa e del Pubblico, e manteneva una feelta famiglia di perfone , raccomandate dalla Virtù e dalla Letteratura ; di maniera che col tempo fu chiamata la di lui cala un Seminario di Cardinali e Vefcovi e-gregi. Però al Popolo Romano, dopo ettere flato in tanta malinconia e tremore fotto il tetro governo di Paolo IV. parea d’ettere rinato , trovandoli tutto in fefle lòtto il dolce di Pio IV. ( a cui diceano, che Tomo X. A a bene