Annali d’ Italia: viniana, che già avea cominciato a prendere gran piede in quelle parti. Però fotto di lui ebbe principio la civile difcordia , madre di tante guerre, che per affaiffimi anni dipoi lacerarono quel nobiliiììmo Regno, e diedero fomento all’ Erefia, che Tempre più iì dilatò . Anche in Italia venne a morte nel prelente Anno Papa Paolo IV. Era egli pervenuto all’età di ottanta quattro anni, mente non- dimeno Tempre vegeta e Tempre applicata al governo. Ma fi cominciò ad unire colla decrepitezza l’idropica. Durava in lui un continuo affanno per le iniquità cominelle da i Tuoi Nipoti non meno in Roma , che per tutto lo Stato della ChieTa , e che di mano in mano egli andava intendendo per li ricorfi di chiunque era flato offeTo, giacché s’era aperta la porta alle doglianze di ognuno. AvviTo in fine gli giunTe, che il Contedi Montorio, il quale tuttavia fi facea chiamare Duca di Palliano, e (lava relegato a GalleTe, avea Tatto uccidere la Ducheifa Tua Moglie gravida , per ToTpetti d’indecente commercio d’effa con Martino Capece, ancorché quelli o pugnalato , o fatto morir nel tormento della corda , ed ella parimente proteilaflero la loro innocenza, ed appellafiero al tribunale di Dio. Rifaputa quella crudeltà dall’inTermo Pontefice, Tu creduto che accelerale la per altro vicina morte. Ma il Cardinal Pallavicino, che cita il Proceflo, ci Ta Tapere Tucceduta l’uc-cifion della Moglie nella Sede vacante. Morì egli nel dì 18. d’ Agollo, (l’ITcrizione polla al Sepolcro Tuo il Ta morto nel dì 15. d’eiTo Mefe contro la teilimonianza de gli Autori contemporanei ) laTciando la memoria Tua non già in deiìderio, ma in abbonimento pel Tuo governo, a cui la gente dava il nome di Tirannico. Abbiamo la Vita di lui, icritta da i Padri Antonio Caracciolo, Silos, Cailaldi, Oldoino, per tacer d’ altri, che ci rappreTentarono in profilo il di lui volto , con farci vedere tutto il bello de’Tuoi pregi dall’una parte, e laTciando aTco-fo il difettoTo dall’altra. Con pennello più giuito formarono il di lui ritratto Onofrio Panvinio , Mambrino Rofeo, e il Cardinal Pallavicino, a’quali rimetto il Lettore. A me ballerà di dire, che non mancarono belle doti e Virtù a quello sì religio To e zelante Pontefice, ma eh’effe rimaTero offuTcate dal troppo odio, eh’egli portò a gli Spagnuo-li, e all’Auguila CaTa d’Aullria, e dal troppo amore verio de’proprj Nipoti. Il Tuo gran fuoco congiunto con un’alta flima di sé medefi-mo, non gli lafciavano quafi mai cogliere il punto di mezzo Tra il difetto e 1’ eccello, e però anche nelle belle azioni di lui fi defiderò To-vente la moderazione , fi trovò Toverchio il rigore, dal quale fi Tco-ilarono dipoi i Taggi Tuoi SucceiTori , conoTcendo, che la troppa Teve-rità rende odiofa la ileiìà Religione, e che all’incontro le fa decoro la clemenza» adoperata a luogo e tempo. Qual