111 Annali d’ Italia. e con tre mila cavalli, tutti ben in ordine. Calato pofcia al piano, e paflato 1' Adige, giunto che fu a Lacife, andò ad uniriì con lui Marco Antonio Colonna colle fue genti: laonde fu creduto, che quell* efercito afcendeife a fei mila cavalli e venticinque migliaia di fanti. Tante forze impreffero un giurto terrore ne’Franzeii e Veneziani, i quali prefero il partito di menar le cofe al più che potertero in lungo , con ifperanza , che mancando la moneta al Re de’ Romani ( e cjuerta gli mancava (perto ) fi dii'cioglierebbe quella iua Armata . Rinforzarono ¿Veneziani gagliardamente Padova , Trivigi, ed altre Fortezze. Ma Maifimiliano mirava a Ponente, fe non che applicate le artiglierie al forte Cartello di Pefchiera, lo cortrinfe alla refa . Ritiratili i Franzeii e Veneti a Cremona, colà comparve il Duca di Borione col redo di fue forze; e contuttoché fi credeife che la loro Armata afcendeife a due mila e cinquecento Lande, a due mila caval- li leggieri, e a diciotto mila fanti: cotal paura s’era cacciata in corpo a i Franzeii, che già meditavano di tornarfene di là da i monti. Probabilmente non era sì grande il nerbo della lor gente. Comunque foffe, volle la lor fortuna, che MaiTimiliano fi perdeife intorno al Cartello d’Aiolà, dove Andrea Gritti Legato Veneto avea fpinto cento uomini d’armi e cinquecento fanti, e v’era per Governatore Francesco Contarino. Dieci giorni durò 1’ affedio, e fenza frutto. Se averte Maifimiliano, feguitando il parer di Marco Antonio Colonna, follecitamente tenuto dietro a i Franzefi, che fi andavano ritirando, opinion fu, che trovandoli sì impauriti, gli avrebbe veduti inviarli verfo cafa. Ma diede lor tempo, con fermarfi intorno ad Afola, che ripigliaffero coraggio, e che potefle arrivar loro un rinforzo d’alcune migliaia di Svizzeri , artoldate dal Re Criftianiflimo . Pertanto paf-sò ben Maifimiliano l’Adda, e andò anche in vicinanza di Milano; nel qual tempo il Colonna s’impadronì di Lodi, dove non potè impedire, che non forte ufata gran crudeltà contro i Franzefi e Guelfi. Ma ertèndofi porto con tutti i fuoi e co’Veneti il Duca di Borbone entro erta Città di Milano, rifoluto di difenderla ( al qual fine barbaramente diede fuoco a tutti i Borghi ) ed eifendo fopravenuti gli Svizzeri fuddetti in aiuto fuo : rimafero arenati i difegni e le fperan-ze di Maifimiliano. E mafiìmamente perchè i fuoi Svizzeri chiedevano paghe, e la carta Cefarea era fallita, di modo che feguì qualche loro ammutinamento. Crebbe poi maggiormente la paura in Cefare, e il fofpetto di qualche tradimento dalla parte d’ erti Svizzeri ( gente, che già s era guadagnato quello difcredito ) perchè fu intercetta Lettera fiuta da Gian-Jacopo Trivul{io a i Capitani di quelli Svizzeri, in cui