Anno MDLXIX. ufurpazione del diritto altrui, ftante l’eiTere Cofimo pel dominio Fiorentino Vaflallo dell’imperio, come effo Auguito con Tua Lettera ( a ) (a) Lunìgo, diceva apparire dalle Inveftiture , o fia da i Diplomi di Carlo V. e per Codlc- Dl~ la Signoria di Siena Vaflallo de i Re di Spagna, e (tante il non avere i Pontefici giurisdizione alcuna temporale in quegli Stati. Tanto più ancora fi alterarono que’due Monarchi, perche al difpetto delle loro protette e richiami, portatoli il Duca Cofimo nell’ Anno ieguente a Roma, con gran Solennità ricevette dalle mani del Papa la Corona Regale e lo Scettro, Senza che alcuno de gli AmbaSciatori de’Principi velette intervenire a quella funzione. Dichiarava)! poi particolarmente e-facerbato il Re Cattolico , per avere il Papa inviato in Sicilia Monfi-.gnor Paolo OdeScalco con titolo di Nunzio, e facoltà di regolar quivi le cofe Ecclefialtiche : coSa inSolita e contraria al preteSo privilegio, o Ila confuetudine della chiamata Monarchia di Sicilia . Dolevafi in oltre, che il Pontefice avelie fatta un’altra novità coll’aggiugnere alla Bolla in Coena Domini la proibizione a’ Principi d’imporre nuove Gabelle e Dazj a i Popoli lor Sudditi, con ifcomunicar chi ciò facefle lenza eccettuare alcun de i Monarchi. Ma in nulla andarono a finir tutti quelli lamenti,protette e dilgufti, perchè tempi correano, ne’quali o-gnun de’Potentati Cattolici abbifognava delle rugiade di Roma; l’Im-peradore per la guerra temuta vicina de’Turchi ; il Re di Francia per quella de gli Ugonotti; e il Re Cattolico per la rivolta de’Mori , e per li torbidi della Fiandra. Anche il Duca di Savoia Emmanuel Filiberto retto non poco offefo per l’onore conferito dal Papa al Duca di Firenze, e mandò le fue grida a Roma . Quetollo il Pontefice con dire di non aver intefo con ciò di pregiudicare a i diritti di Principe alcuno. Grande ftrepito parimente fece in quell’ Anno ciò, che nel di 26. d’Ottobre accadde al fanto Cardinale ed Arcivefcovo di Milano Car- lo Borromeo. Tra le tante memorabili azioni fue per riformare l’uno e l’altro Clero di quella Città, Angolare fu la fua premura di mettere buon fello al troppo fcorretto e corrotto Ordine de i Frati Umiliati : Ordine nato ne’Secoli addietro in etta Città , e dilatato per la Lombardia. Congiurarono contra di lui alcuni de’più fcellerati, e un Girolamo Donati, per fopranomeil Farina, Sacerdote fra eflì, prefe l’aflun-to di liberar da quella chiamata veffazione l’Ordine fuo. Alpcttò co-ilui, che il facro Pallore fi trovaffe inginocchiato su uno fcabello ver-fo mezz’ora di notte nell’Oratorio dell’Arcivefcovato, dove concorreva alle orazioni la di lui famiglia con altre perfone divote ; ed allorché i Mufici cantavano quelle parole: Non turbeiur cor vejlrum nequt C c 4 Jor-