Anno MDXI. 59 pofo dopo tante fatiche, e poi fe ne andò tutto gloriofo a Ravenna, con tenerli oramai in pugno l’acquifto anche di Ferrara. Trovavafì Car- lo d’ Ambojia Signor di Sciomonte, e Governator di Milano, {vergognato non poco, per eiìeriì laiciato burlare fotto Bologna, e per non aver dato ioccorfo alla Mirandola: perlochè era caduto in difgrazia anche predo i i'uoi foldati. Rondava egli intorno Modena, e intefo,che v’era dentro poco pretìdio , ma lenza fapere, o fìngendo di non fa-pere , che quella Città 1’ aveffe ricevuta Majìmiliano Cefare in depoiì-to, e mandato a governarla un fuo Ufiziale : gli cadde in penderò di ricuperarla nel dì 18. di Febbraio, e di cancellar con quella prodezza il difonor pattato. Ma non gli venne fatto, perchè niun de’Cittadini, come era il concerto, iì moiTe . Ritiratoli poi egli a Correggio, ed infermatoli, diede fine al fuo vivere nel dì io. di Marzo: conche reilò prò interim il comando dell’armi iranzelì a Gian-Jacopo Trivul^io Ma-relciallo di Francia, Generale di gran nome nel meftier della guerra. Stando Papa Giulio in Ravenna, avea ipedito un corpo di cinque mila fanti, foltenuM da alcune fquadre di cavalli leggieri e d’uomini d'armi, con ordine di prendere la Baftia della Fofla Zaniola, antemurale di Ferrara verfo il Pò d’Argenta. Per fecondar l’imprefa, paf-farono a quella volta tredici Galee lottili e molti Legni minori de’Veneziani. lì Duca di Ferrara, a cui premeva forte di foftenere quel iìto, meiTe infìeme le fue genti, alle quali lì unì lo Sciattigliene con alcune fchiere Franzelì, con tal fegretezza marciò a quella parte, che <ì fcagliò loro addoiTo nell’ultimo giorno di Febbraio, quando a tutt’ altro penfavano. Fu in poco tempo sbaragliato quel picciolo efercir to con illrage e prigionia di molti, e coll’acquilto di molte bandiere, artiglierie, e bagaglio. Riufcì dipoi al medefimo Duca nel dì z$. di Marzo di battere e far fuggire la Flotta Veneta, che s’era inoltrata fino a Santo Alberto, ed applicata a combattere un baflione, con prendere due fufle, tre barbotte, e più di quaranta Legni minori, emolti cannoni. Fu per quelli tempi trattato alfai caldamente di pace, eil’endolì a quello fine portato a Bologna il Papa, dove ancora comparvero il Vefcovo Gurgenfe per Malfimiliano, e gli Ambafciatori di Francia, Spagna, Venezia, e d’altri Potentati. Ma nulla fi potè conchiudere. Però il Trivulzio, da che vide fvanita quella fperanza, trovandoli alla teila d’ un poderofo efeieito Franzefe, e anlìofo di far qualche imprefa , fui principio di Maggio arrivò alla Concordia fui Fiume Secchia, e, fecondo il Guicciardmo, la prefe. L’Anonimo Padovano mette più tardi quello fatto, fìccome diremo. Seco era Gajlonc di Fois Duca di Nemours , Figlio d’una Sorella del Re di Francia, già* vane