137 farem tale da servire ad un tempo a siffatto desiderio e alla propostaci brevità. La poesia aver avuto coltivatori tra’Veneziani fino dai primi tempi delle italiane lettere, son prova quel Bartolommeo Giorgi, del cui valore nella poesia provenzale non tace il Crescim-beni ne'suoi Commentari (voi. I, facc. 336, ediz. 1731 ), e più in antico il Bembo discorre ne’suoi libri della volgar lingua (Bembo, Opere, Milano, Classici, 1810. voi. X, facc. 37 ); Giovanni Qui-rini, l’amico di Dante, di cui s’è parlato (vedi qui addietro); ed altro di cà Quirini, rettore di San Basso, cui fu forza esulare perchè malamente implicatosi nella infelice congiura di Bajamonte Tiepolo (1*. degli Agostini, Scrittori veneziani, prefazione). Ma sovra tutti i ricordati, e più altri che ricordar si potrebbero, è degno di particolare memoria Leonardo Giustiniani, autore di Laudi spirituali, e, a cagione forse dell’argomento delle sue rime, malamente da taluno confuso con Lorenzo il santo della stessa casata ; il quale, intendiamo Leonardo, ove la fama fosse sempre conlrappesata al merito, non avrebbe certamente a invidiare se non forse i sommi. E grandissima unzione religiosa ed affetto nelle sue poesie, e, dote più mirabile ancora in chi non nacque toscano, ha vezzo inesprimibile di lingua e di stile. 0 c’ inganniamo, o nessuno degli scrittori di Laudi a noi noti 1’ avanza ; da pochissimi, se pur da qualcuno, è pareggiato. Desideriamo ristampinsi le devote poesie di que’ primi tempi, e quelle del Giustiniano singolarmente, che bruttate si leggono da infiniti errori fino a riuscire talvolta inintelligibili nelle antiche stampe; scarsissime, mozze e sovente sotto nomi fallaci nelle raccolte moderne. Ingenuità non manca al vecchio Luigi Priuli, sebbene con rozzezza non poca; nobiltà è nel canzoniere del Cappello, com’ era da attendere in chi diede prova nelle magistrature di segnalata schiettezza fino a costargliene il bando ; malinconia vera e dolcissima in quello di Jacopo Zane, di cui gioverebbe fosse conosciuta la vita che ne scrisse il Sansovino e inedita si conserva nella Marciana ; vivacità e fantasia in Domenico Vernerò, che non farebbe presumere la malattia dolorosa a cui cercava conforto nelle lettere ; e, tacendo Mocenighi, Giustiniani,