Anno MDXXXIV. 13 j i patti. Per quetare tanta gelo fi a, io fletto Augufìo Carlo gli proccurò una riguardevol alleanza, con dargli in moglie Crijìierna Figlia del Me di Danimarca, e Nipote i’ua. Fu condotta quella Reai Principef-fa nel MeSe d' Aprile a Milano, Città, che quali dimentica di tante pattate fciagure, fece mirabili fette di apparati, d’archi trionfali, e d’ altri fpettacoli in sì gioioia occaiìone. V’ entrò ettà con incredibil accompagnamento di Nobiltà e di Popolo fotto ricco baldacchino, avendo a 1 lati Suoi Ercole Gonzaga Cardinale , e Antonio da Leva Generale di Cefare. Dopo efl'ere ttata al Duomo, pafsò al Cartello, dove le venne incontro il Duca, appena reggendoli col battone in piedi, che in quel Palazzo da lì a poco colle iàcre funzioni della Chiefa Solennemente la Sposò. Riufcì di confolazione a tutta l’Italia quetto matrimonio per la Speranza di vederne frutti a Suo tempo; ma quelli mai non fi videro, ridendofi i (àggi di quetto tentativo, come d’ un matrimonio da Commedia, perchè troppo era mal ridotta lafanitàdi quello sfortunato Principe. Nè pur molto contento della Sua cominciò ad ettere Papa Clemente , perchè lo ftomaco infiacchito non Soddisfaceva al confueto fuo ufizio. Quelli Sentori della noftra mortalità diedero a lui motivo di Sollecitare in Firenze la fabbrica di una Fortezza , per cui fi venifle Sempre più ad aflìcurar lo flato del Duca Alejfandro Suo Nipote. Indutte ancora il Duca di Ferrara, benché tanto odiato da lui, a fare sloggiar da’Suoi Stati rutti i Fiorentini fuoru-fciti, che colà s’erano rifugiati. Dianzi ancora gli avea fatti cacciar da Roma, Venezia, Genova, ed Ancona. Nel Giugno SopragiunSe ad etto Papa una lenta e leggier febbre con qualche dolor colico, da cui andò talvolta migliorando, ma poi ricadendo. Comparve nel Seguente Luglio una Cometa , ed ecco Subito gli Speculativi, invasati dalla ridicola opinione, che tali Fenomeni predicano morti ed altre diSawenture ai Principi della Terra, correre a credere difegnata in Cielo la mancanza dei Pontefice. 11 Varchi ancora laSciò Scritto, che da un Santo Monaco della Riviera di Genova era flato predetto a Papa Clemente VII. non Solamente il Pontificato, ma anche il tempo della morte, cioè nell’ Anno fletto, in cui folle mancato di vita quel Monaco, e che il Pontefice nel tornare da Marfilia cercatone conto, il trovò poco fa defunto: laonde immaginò non lontano il Suo fine. Può ettere, che ancor quefta fotte una diceria o inventata da qualche cervello vifionario dopo la morte di lui, o nata nel volgo ignorante e facile a Sognare; perchè per altro la Sconcertata Sanità di Clemente batto Senza rivelazione a fargli comprendere, che s’apprettava il paf-Saggio all’altra vita. Creb-