XXIII » li della Chiefa. Ed ecco fcoperto il zelo dell’ Annalilla. Non ha egli » vituperate per l’addietro le commendabili geite di Paolo III. per al-» tro fine, fé non perchè prevedeva, averi! a diminuir lo Stato della » Chiefa , del quale è ilato egli medefuno cosi buono Avvocato ne’ »Tomi precedenti, e lo è anche in quello, come vedremo in breve. » Ma eccolo nuovamente arder di zelo. Vede, che in mezzo alle gra-» vilfime cure per dare una volta principio l’an. 1545. al Concilio, de-» gne d’un zelantiiììmo Pontefice, non dormivano , nè fcemavano le fue » premura per l'ingrandimento della propria cafa, che intefo il deiltno di » Milano in dote della Infanta Donna Maria, iì volle a Parma, e Pia-» cenza ; che nel Concijloro de’ Porporati, dove per lo più fuol prevalere » la tema riverenziale verjo chi può tanto favorire, o disfavorire, la vinfs » il Pontefice, e Pier Luigi Farnefe nell’ ¿ìgofio di quefi' anno fiu dichiarato » Duca di Parma, e Piacenza: Che Cefare Campana dice, non eiferii » dal Pontefice neppure confultato Cefare, e che fe fu confultato, com’ » ei il figura, non approvò, nè difapprovò, perchè vedeva il Papa difi » porre sì francamente di uno (lato, che 1 fuoi Mini fi ri gii rapprefentavano » occupato indebitamente da Giulio 11. e da Leone X. e parte del Ducato » M/laneJe, giacché infujjìfìente pretensone era quella difpacciar Parma , & » Piacenza per Città dell’ Efarcato. Quali titoli vendicaifero quelle due » Citrà alla Chiefa, lo dicemmo nel Giornale del 1747. (pag. i5z. e '» Jig. ), e in quello ( pag. 10. e feg. ): e anche più chiaro lo diremo » nell’Articolo promeifo de gli Stati della Chiefa. Per dichiarar poi » Giulio li. ingiullo occupàtore di eifo, e unirvi anche Leone X. non »baila quella fentenza Pittagorica Scompagnata, come tante altre, di » qualfivoglia benché lievilfuna autorità. Anche il Giovio ( Uh. 4$. ) » lcrive, non eiTetiì mai voluto da Carlo riconofcere Pier Luigi, nemme-»no col titolo di Duca, o Principe nelle lettere: ne vel inanis tituli » prcejudicio lmperatorii juris auclontatem abrogare videretur. Ma quello di-» ritto Imperiale era quello , che andava moilrato . Il Panvinio aifai » più autorevole del Giovio le appella nobiliffimas Romance Eccl. bene-»ficiarus in Gallia Cispadana Urbes. Sebbene non tace, eiferfi Pier Lui-» gi alienato da Cefare, tra le altre caule, perchè nunquam impetra* » re potuerat, ut Parmce, & Placentict munus (ibi a Patre collatum Augufla » aucloruate confirmaret. Dal qual confenfo de gli Scrittori di que’tem-» pi fi apprende, che non era allora liquido il diritto di quelle Città, » iìccome non lo era di Modena, e Reggio. Onde il medefimo Panvi-»nio, parlando del giro di Paolo per io Stato della C hiefa, dice: Im-» peno fiere omm Ecc’efiaflico circuitu ( fu i enim Mutince, Regir, Parmce, » Ferrari*. & pofiea Ancona: é’c. ). Liquido è bensì in oggi dopo una » prefcrizioiie più che ducentenaria. Il perchè iiccome poco faviamen- » te