$6o Annali d’ Italia. Chiefa Romana . Però non c’ è volta, che io rifletta a queffo lagrime-vole avvenimento , che non mi fenta venir freddo , fembrandomi pure, ixccome ad altri fembrò , che fe allora nella Cattedra di San Pietro foffe feduto un Pontefice più prudente , più difcreto, più amorevole, da cui fi foffe accolta con buon cuore l’offerta d’ Elifabetta, come portava il bifogno della Religione, al cui folo vantaggio dovea mirare un Pontefice Romano, fenza entrare in difpute de gli altrui o de’proprj terreni diritti : fi farebbe verifimilmente confervata la Fede Cattolica fra gl’Inglefi, nè avrebbe la vera Chiefa di Dio perduto un sì florido Regno. Quello certamente non era il tempo da sfoderar preten-fioni rancide , e da voler fare il diffributor di Regni , perchè troppa mutazione era feguita per conto dell’autorità efercitata ne’Secoli addietro da i Romani Pontefici , e maiiimamente dappoiché Elifabetta avea dal confenfo de’Popoli ricevuta quella Corona. E fi ha unbel dire, che quella Principeffa fi finfe Cattolica in addietro, e portò feco l’Erefia fui Trono . Per Cattolica a buon conto ella fi facea credere, e tale forfè la credette la Regina Maria, che più de gli altri era obbligata a faperlo; e la fteffa Elifabetta fi fece coronare da un Vefcovo Cattolico, e non da’Luterani o Calviniffi, e fui principio profefsò la Religion Cattolica . In ogni cafo quand’ anche ella aveffe dipoi volte le fpalle al Cattolicifmo , fe il Papa fulle prime aveffe fatto ilpo£ libile per guadagnarla, e trattenerla dal gittarfi in braccio ai nemici della Chiefa Romana, fi farebbe rovefeiata tutta fopra di lei la colpa, e non già fopra un Pontefice, che dal canto fuo nulla aveffe tra-lafciato per falvarla da sì deplorabil ecceffo . Ma il male è fatto , e noi non abbiamo , che da adorare i fempre giufti giudizj di Dio , ancorché non ne lappiamo intendere le occulte cifre. Nel Gennaio del prefente Anno fece Papa Paolo una gagliarda rifoluzione, per cui fi acquiftò gran credito preffo tutti i faggi. Per tanto tempo in addietro niuno avea ofato di parlargli francamente in male de’fuo i Nipoti , nè di fcoprirgli la lor prepotenza, e gl’inganni da loro ufati colla Santità fua, che cerramente furono creduti non pochi. S’ha da eccettuare il Duca di Guifa, che prima di partirli da Roma, gliene avea fatto un bel ritratto , ma nulla giovò . Volendo un altro dì il Cardinal Pacieco feufare un fallo del Cardinal del Monte, il Papa alzando la voce, gridò: Riforma, riforma. Al che rifpofe il Pacieco: Molto bene Riforma, Padre Janto-, ma cjuefìa dovrebbe cominciare da Noi. Tacque il Pontefice, e riflettendo su quel Noi, fi avvisò, che egli aveffe voluto ferire i Nipoti fuoi ; ma non per quefto ne profittò. Credefi, che l’ultima mano veniffe dall’Ambafciator di Firenze,