Anno MDXXXIX. quefti negoziati del Senato Veneto col Tiranno d'Oriente; e però a-mendue ( verifìmilmente non per vera voglia di guerreggiar contra de gl’infedeli, e molto meno il Re Francefco I. amico d’eifi, ma per comparire verfo la gente credula zelanti del bene della Criftianità ) nel Dicembre di quei!’ Anno fpedirono a Venezia i loro Ambafciatori, cioè Cefare il Marchefe del Vaflo, e il Re il Marefciallo di Annebò, per efortar quel Senato a defìftere dalla Pace con efio Turco, con far loro fperare de’poilenti foccorfì. Ma gli avveduti e faggi Veneziani, che fapeano qual divario paffi fra parole e fatti, grandi onori bensì, fecero a que’Regj Mimftri, e tennero più conferenze con effi ; ma in fine trovando troppo allignata la difcordia fra que’due Monarchi, li rimandarono ben corrifpofti d’altrettante belle parole, e fenza conclulìone alcuna. Determinarono pofcia di cercar Pace col Sultano a qualunque condizione. Mancò di vita in quell’ Anno nel dì primo di Maggio l’Imperatrice Ifabella: perdita, per cui fu inconfolabile l’Imperador Carlo V. fuo Marito, che molto l’amava. Già dicemmo negata da Cefare a Co-fimo de Medici la Figlia Margherita, per darla ad Ottavio Farnefe. Premendogli nondimeno di tenertelo amico, l’avea nell’Anno addietro confermato Signore e Duca di Firenze : con che Cofimo cominciò ad efercitare un pieno dominio in quelle contrade. E perciocché lìccome Signore di molta avvedutezza , lì voleva in tutto moftrar dipendente da effo Imperadore per più ragioni, e maffimamente per eifere tuttavia in man de gli Spagnuoli le Cittadelle di Firenze e di Livorno, lafciò ancora all’elezione di lui il dellinargli una Moglie. Dali’Augu-fto fu dunque prefcelta Donna Leonora. Figlia di Don Pietro di Toledo Viceré di Napoli. Mandò il Duca Cofimo a prenderla, e giunta nel dì n. di Marzo a Livorno, la conduiTe con gran pompa a Firenze, dove funtuofamente furono celebrate le fue Nozze. NELL’Autunno di queffc’Anno fcoppiò in Fiandra la ribellione della Città di Gante, originata da i troppi aggravj nuovamente importi da i Mi-niftri Cefarei. Mi lìa lecito lo fcorrere colla penna colà , perchè gli affari d’Italia andavano congiunti con quei di chi ne era imperado-re , e ci pofl’edeva tanti Stati . Nulla curando il Popolo di Gante il pregio d’efTere lo fteiTo Augullo Carlo ufcito alla luce nella loro Città, prefe l’arme, uccife , o cacciò quanti Miniftri \J erano dell’Im-peradore . Nè folamente fece ricorfo per aiuto al Re di Francia, ma lì diede anche ad attizzar i’ altre Provincie , affinchè fcuoteffero il pelante giogo de gli Spagnuoli . Portatone il difguftofo avvifo a Cefare, dimorante allora in lfpagna, conobbe egli tofto efiere neceffaria la pronta fua prefenza in quelle parti per ifpegnere il nato fuoco, o per trat-Tomo X. R 3 tener-