Annali d’ Italia: radore aveffe in tanti anni addietro voluto acconfentire alle llefle condizioni di Pace, che gli furono più volte propoile ; oh quanti mali, e quanto fangue fi farebbero nfparmiati a i Regni Criltiani ! Ma il Papa , e le perfone più accorte, non fi feppero indurre a credere, che i’Imperadore, impattato di sì fina politica, ufando quelle intricate promeiTe, penfaffe ad efeguirle dipoi, ed immaginarono, eh’ egli troverebbe col tempo uncini e ripieghi tali da non mantener la parola . Mentre fi facea quello maneggio , Arrigo Vili. Re d’Inghilterra collrinfe alla refa la Città di Bologna inPiccardia; eficcome com-prefo nella Pace fece ben villa di accettarla , ma con pretendere dì non effere tenuto a rellituir quella Città, perchè prefa nel dì innanzi alla fegnatura di effa : al qual calo s’era provveduto. Per quello andò continuando la guerra fra i Re di Francia e d’Inghilterra . Incre-dibil fu 1’ allegrezza, che fi diffufe per la Criftianità alla nuova della concordia fuddetta, figurandoli i Popoli Cattolici, che oramai fi aveffe dopo tanti guai a godere la quiete. Sopra gli altri ne molirò gran giubilo Papa Paolo, e però fperando celiati quegl’impedimenti, che iinquì s’erano interporti alla tenuta del Concilio di Trento: nell’ ultimo dì di Novembre pubblicò il Decreto del principio, che dovea darli a quella facra AiTemblea pel dì 25. di Marzo dell’Anno feguen-te. Il folo Carlo Duca di Savoia, ficcome dicemmo , quegli fu, che non potè rallegrarli, anzi ebbe a piagnere perla Pace di Cref-pì, perciocché altro a lui non fu di prelente reftituito, che alcuni Luoghi di poca importanza, come Cherafco, Crefcentino, Verrua, San Germano, ed altre limili Terre, mentre il meglio de’fuoi Stati rimaneva in potere de’Franzeli ed Imperiali. Anno di Cristo mdxlv. Indizione in. di Paolo III, Papa 12. di Carlo V. Imperadore 2.7. FU poi fatta nel Gennaio, o pure nel Febbraio di quell’ Anno la dichiarazione dall ' Augujlo Carlo, cioè , eh’egli darebbe l’infanta iua Figlia Donna Maria in Moglie a Carlo Duca d’ Orleans , e in dote il Ducato di Milano. Era già llato quello Principe a baciar le mani all’ Imperadore, con replicar anche altre volte quello atto d’offequio; e ficcome egli era graziofiffimo e ornato di belle doti, così voce comune fu , ch’effò Carlo aveffe per lui conceputo un grande affetto. Prima nondimeno di effettuar quello maritaggio , moffe lo fcaltro Au-