14 n o M D X I V. 97 inginocchiò, ubbidendo a chi 1’ avea così ammnellrato. Poi da un tino d’acqua preparata ne tirò colla fua tromba o probofcide una buona quantità , con cui afperfe chi fi trovava anche nelle fineftre più alte , e molto più ne lpruzzò fopra la circoftante plebe . Perchè ancora a quel Re era noto , come il Pontefice lenza gran cura della fua Dignità fi dilettale della caccia, gl’inviòin dono una Pantera, avvezzata a quell’ efercizio; e fattane la pruova, quante be-flie le fi affacciarono, tutte in breve tempo le llrozzò. Attendeva intanto Papa Leone, come s’ha dal fuddetto Guicciardino, e dall’Autore della Lega di Cambrai, a coprir le fegrete fue intenzioni , con deludere or quello , or quello de’Principi, effondo la fua generai mira di feminar fra loro mala intelligerza , e di perfuadere a cadauno la fua predilezione , per defideno di renderli arbitro de gli affari. Ma l’aver egli inviato a Venezia il celebre Pietro Bembo per ¡{laccare quella Repubblica dall’ alleanza co’Franzeii , fenza però poterla fmuovere , fece in fine capire al Re Lodovico, che capitale avef-ie egli a fare delle belle proteine di quello Pontefice. Peggio intervenne ad Alfonfo Duca di Ferrara. Dopo aver quelli affittito alla coronazion di quefto Papa , fe ne tornò a cafa fua carico di carezze e di promeffe , c;uante ne volle. Inlìfteva il Duca , perchè gli foffe reilituita la Città di Reggio, indebitamente occupata a lui da Papa Giulio II. contro la fede obbligata nel falvocondotto. Era difpoito Leone a rertituirla , ma quello benedetto giorno non arrivava giammai. (a) Dopo grandi maneggi fi lafciò indurre il Duca nel dì 15. diGiu-^) gno a fpogliarfi del diritto di far fale nella Città di Comacchio, del- Tom.irpiè la quale la Cafa d’Elle per tanti anni era fempre ftata , ed è tut- EJrrfvo-tavia invertita da i foli Imperadori ; ma ferina pregiudizio della Ceforea YJilridiVi Maeftà , e non altrimenti , nè in altro modo , come canta quella Con- fftenfi fopr.t venzione. Oltre all’ effere flati annullati tutti i proceffi di Papa Giù* C'>ma“h,° • lio, promife il Papa di reftituire ad erto Duca in termine di cinque Meiì Reggio. Ma quelli cinque Mefi nel cuor di Papa Leone doveano effere cinquecento Meli *, perciocché non folamente mai non volle rendere quella Città al Duca , ma due giorni appena dopo la Convenzione fudc'etta ilipulò co i Miniftri di MaJJimiliaro Cefare la compera ( falvo il gius della ricupera ) della Imperiai Città di Modena pel prezzo di quaranta mila Ducati d’oro , contati a quel Monarca , fempre anfiolo, e fempre bifognofodi pecunia, e che nulla badò a commettere una sì patente ingiurtizia in pregiudizio di un Vai-fallo, che nulla avea operato contra del S. Romano Imperio. Fruttava quella Città di fole rendite annue altrettanta fomma . Troppo flava Tomo X. G ^