LVII pochi/Emo onore potrebbe fare alla fua Storia. Ma fentiamo quedi fegre-ti motivi. Erano il timore, che i Prelati Spagouoli, e Tedefchi riilrlrv-gefiero l’autorità del Papa, e formaffero Decreti difgudofi alla Corte Romana nella dilciplina. Molte oflervazioni qui iì potrebbero fare, io nul-ladimeno mi ridringerò folamente a riflettere, che eifendo il Pontefice incontrallabilmente fuperiore al Concilio, era in mano fua il refcindere que’decreti, che non aveife trovati convenevoli alla fua dignità, ed a quella della Sacra Corte Romana, full’efempio di ciò, che avea fatto S. Leone il Grande, rifpetro al Concilio di Calcedonia; ed in tempi affai meno difcodi Eugenio IV. nell’altro di Baiìlea. Non vi era dunque per quella ragione neceflìtà di trasferire il Concilio, Senza di che, non avea Paolo lafciata a’Padri di Trento una pieniflìma libertà per l’affare della riforma, come nel Cap. X. del mentovato Libro fa vedere il fopralloda-to Pallavicino? Lafciamo dunque al Soave egregiamente nel Cap. XVI. dallo fteffo Pallavicino confutato, ed a chi vuol fentirla con lui, la troppo ardita libertà di fingerfi motivi indegni di quel Pontefice, al cui zelo fi dovette, fe fuperati magnanimamente tutti gli odaceli ebbe finalmente principio quella Santa Adunanza; e noi da buoni Cattolici attenghiamoci a quanto nel Decreto della fopradetta Seffione vili, da regiltrato: e crediamo, che la mortalità, onde altamente erano i Padri impauriti, l’efferfi molti di quelli da Trento allontanati, ed il giudo fofpetro, che affai più le ne partiffero, furono, come ivi da efpreffo, le cagioni, che modero il Pontefice, i Legati, anzi la maggior parte de’Padri deffi a cercare una Città più ficura, ove congregarli, e que-da dopo averne altre propolle, fu per ulrimo la Città di Bologna. E ciò fia detto del Pontificato di Paolo III. dal quale dirittamente mi rivolgo a Paolo IV. poiché nè il governo di Giulio III. nè il brevif-fimo di Mircello II. lomminidrano cofa alcuna, o che efiga offerva-zione, o che dal Giornalida non fi a Hata accuratamente notata. Quelli per avventura è il Pontefice, che l’opra ogni altro abbia incontrata in quello Tomo la difgrazia preffo chi l’ha fcritto. Io dimo per lume delle cofe da dirli, di dovere anche qui premettere quanto di lui fcri-ve il Ciacconio Tom. 3. pag. 813. cioè, che »quantunque nell’ardo-» re di confervare, e difendere la Religione foffe egli riputato illudre, »più ancora de’fuoi Predeceffori, la fua efimia virtù nondimeno, per-» chè troppo fevera pareva a’ malvagi, venne da molti con parole la->♦ cerata ». Dal che ne ricavo , che nella Storia delle azioni di quedo Pontefice bifogna andar bene cautelati, e non credere ad ogni forta di Scritrore, come ha fatto il Sig. Muratori, quello che hanno regidra-to in biafimo di lui, avendoli lo zelo fuo fatti non pochi malevoli; tanto maggiormente, che con fomma lode hanno parlato di eff« più, e più uomini ìllullri, il lungo Catalogo de’quali hanno tefiuto e il Vitto-