Anno MDLXXX1X. 469 vaffe il Palazzo Lareranenfe colla giunta di tante Fabbriche, portici, l'ale, e camere dipinte da valenti Pittori, delle quali poi fece la io le line dedicazione a dì 30. di Maggio dell’Anno prefente. Erano sformate, e quali lacere le grandi llatue de’due Cavalli attribuite ( benché molto fe ne dubiti ) a gli antichi eccellenti Scultori Fidia e Prafli-tele . Il buon Siilo le rimile nell’antico loro decoro, e le fece collocare nella Piazza del Quirinale. Al medefimo Pontefice ancora fi dee la fabbrica d’un Ponte dal fuo nome chiamato Felice, pollo fopra il Tevere ad Ocricoli. Ma in mezzo a quelle bell’ opere il cuor di Papa Siilo era tormentato non poco per quanto era avvenuto in Francia nel precedente Anno, parte pel timore, che la Religion Cattolica ne patifle, timore maggiormente accreiciuto nell’Anno prefente, in cui Arrigo 111. Re li riconciliò , ed unì coll’Eretico /irrigo Re di Navarra ; e parte per l’enor-rpe fcandalo ccmmelfo da eiTo Re di Francia colla morte data al Cardinale di Guifa , e per la prigionia di quel di Borbone, e dell’Arci-vefeovo di Lione. Dall’un canto non mancò Arrigo III. d’inviare Am-bafeiatori a Roma per giuftiiicare , o feufare l’ operato da lui; ma dall’ aitro il buon Pontefice veniva tutto dì pulfato dai Minillri della Lega, e incitato a procedere con forte braccio contra del Re, cui la Sorbona Iteffa aveva dichiarato decaduto da ogni fuo diritto fopra la Corona. Maraviglia fu , che il focofo Pontefice andalTe barcheggiando un pezzo , finché afficurato, che un poderofo armamento fi facea da gli Eretici in Francia, e vedendo, che per quante itlanzefi foffero fatte, il Re non s’induceva a rimettere in libertà il Cardinal di Borbone , e l’Arcivefcovo : finalmente nel dì 24. di Maggio pubblicò un Monitorio , in cui efortava , e poi comandava, che il Re nel termine di dieci giorni dopo la pubblicazione da farfi in Francia, rilafciaiTe i fud-detti carcerati; e dopo l'elTanta giorni comparitte egli in perfona, o per Procuratore, a rendere ragione della morte del Cardinal di Gui-fa, e della prigionia dell’altro, il che non facendo, incorrette nelle fcomuniche. Intanto in Francia la Regina Cattcrìna de'Medici Madre del Re , che prima della morte de i Guilì era ilata prefa da una lenta febbretta , tal affanno concepì per quella Tragedia , che nel di quinto di Gennaio del prefente Anno terminò il fuo vivere : Prin-cipeffa di grande ingegno , ma che pretto alcuni Scrittori Franzelì vien dipinta , come Donna di grandi raggiri per mantener Tempre sé lleffa nell’autorità del comando: il che fecondo etti tornò in non lieve pregiudizio del Regno. Altri per lo contrario lafciarono un bell’ elogio della fua pietà e faviezza, per cui fpezialmcnte la Corte di Tomo X. Gg 3 Fran-