<-» 548 °o> quadro che contiene tutto il buon gusto veneto nelle tinte e nello sfoggio de’vestiti; e lutto il cattivo veneto gusto nel trasferire agli antichi tempi le usanze de’nostri. — Ebbe Jacopo, forse, a fratello o a congiunto un cotal Giovanni Ermanno, clic di merito non è molto a lui distante, siccome appare a’Santi Apostoli di Verona. Ma quelli che in questa città primeggiavano, quando Paolo cominciava a farsi nome, eran tre di lui concittadini. — Battista d’Angelo, soprannominato il Moro, perchè genero del Torbido, e allievo ; Domenico Ricci, detto il Brusasorci, da un costume del padre di bruciar topi ; e Paolo Farinato, detto ancora degli Uberti. Questi tre furono dal Cardinal Ercole Gongaza invitati a Mantova per dipinger nel duomo ciascuno una tavola, e con esso loro Paolo, degli altri più giovane, che nondimeno, a giudizio del Vasari e del Ridollì, gli avanzò lutti in quel concorso. Battista è il men celebre ; nondimeno è si rispettato ogni suo lavoro, che dovendosi a Santa Eufemia demolire per nuova fabbrica un muro, ove avea dipinto san Paolo innanzi Anania, fu con molta spesa e cautela conservata quella pittura, e collocala sopra la porta della chiesa. Il Vasari scrisse di Battista e di Marco suo figlio, scolare ed ajuto, assai brevemente; nè fra essi nominò Giulio fratei di Battista, che si distinse in tutte e Ire le arti sorelle, chiamato dallo Zanetli dotto pittore. Il Brusasorci può dirsi il Tiziano di questa scuola. Non si sa che avesse altro maestro dopo il Giolfino : ma è noto che in Venezia studiò molto nelle opere di Giorgione e di Tiziano, e di questo ha in alcuni quadri espresso lo siile molto vicinamente. II suo genio però non potea limitarsi all’imitazione di un solo, come pur fecero alcuni veneti; si attaccò anche a Giorgione, e in qualche pittura, rimasta in Mantova, si conosce che gli piacque pure il Parmigianino. Molto dipinse, e principalmente è a lodarsi a Verona, in casa Ridolfi, quella celebre Cavalcata di Clemente Vili e di Carlo V in Bologna, messa varie volle in ¡stampa. Spettacolo più nobile non può vedersi; e, per quanto di questo e di simili temi si trovino molli esempi in Roma ed altrove, niuno sorprende ugualmente: gran popolo, bel compartimento di figure, vivacità di ritraili, mosse graziose di