221 Annali d* Italia. Anno di Cristo mdxxxii. Indizione V. di Clemente VII. Papa io. di Carlo V. Imperadore 14. Terribili movimenti di guerra furono nell’Anno prefente fuori d’Italia , nè io mi fermerò a defcriverli , fìccome avventure non appartenenti all’affluito mio. Solamente dunque accennerò, che Solimano , gran Sultano de’Turchi, avea allenito un potentittìmo efercito, per invadere il retto dell’ Ungheria , e vendicarli dell’affronto foffer-to, allorché fu obbligato a Sciogliere l’attedio di Vienna. Fama correa, eh’ egli conduceffe in campo cinquecento mila combattenti. Di grandi Iperboli forma la Fama, ed anche la Storia, allorché fi tratta ci’eferciti barbarici. Carlo Augufto, e Ferdinando fuo Fratello, Re de’Romani, d’Ungheria e di Boemia, raunarono anch’eifi delle gran forze, per opporli a i barbari di lui difegni. Per conto anche dell’ I-talia furono colà fpe^iti gagliardi foccorii. Fu chiamato per allume-re il comando di quel poflente efercito Antonio da Leva , quel Con-dottiere, che quantunque sì malconcio per la podagra, tanti fegni di prudenza militare avea dato in Italia nelle precedenti guerre. Seco andò ancora il Conte Guido Rangone , già pattato al l'ervigio di Cefare, ed amendue s’applicarono a ben provveder di difefa la Città di Vienna, minacciata di nuovo dal Tiranno d’Oriente. Dopo due giorni pervennero colà Gabriello Martinengo Generale dell1 Artiglieria, Aljonfo Marchefe del Vajlo General della fanteria, Pietro Maria de RvJJi Conte di San Secondo , Fabrizio Maramaldo, Filippo Torniello, Giam-Bati-Jla Ca(laido , Marcio e Pietro Colonneji, e finalmente Don Ferrante Gon-|aqa Generale della cavalleria leggiera , con altri Capitani , con ¿uscendo tutti delle truppe Spagnuole od Italiane. Anche il Duca di Ferrara vi mandò due Compagnie di cavalli leggieri. Colà fimiimen-te fu inviato dal Papa Ippolito Cardinale de'Medici, giovane bizzarro, più vogliofo di comandare ad elerciti, che di portare la Porpora, con trecento archibuiìeri, e molta Nobiltà Italiana. All’avvifo di sì florido apparato d’armi Crittiane Solimano , che sera già inoltrato per fino nelle attinenze dell’Auftria, credette più fano coniglio non folo il non procedere innanzi, ma il ritirarli ; e benché feguifl’ero alcuni incontri, niun d’etti fu di molto rilievo. Spettacolo nondimeno degno di gran compafiione, fu l’avere il barbaro condotti feco a Belgrado circa trenta mila contadini Ungheri in ifchiavitù. Fu inviato il prode Andrea Dona, Ammiraglio Imperiale, colla fua flotta in Levante a danneggiare