Anno MDXCVIII. fe a lui reilituito qualfivoglia Luogo da eflì occupato in Francia . Molto più v’era portato il Re Filippo II. perchè non può dirfi,in che mi* feribile ilato foiTe ridotta la Spagna, poco per altro feconda di gente, per le tante leve di milizie ivi fatte a fin di foilenere le sì lunghe guerre con gl’Inglefi , OHandefi,e Franzefi , oltre al dover provvedere di tante foldatefche le fue Flotte, per difenderle da’ (Jorfari In-glefi, ed oltre a que’tanti Spagnuoli , che pacavano a cerca-r loro fortuna alle Indie Occidentali. Quelle lì sa , che fe arricchivano la Spagna co’lor te fori, l’impoverivano poi d’abitatori, andando poi anche quegli tefori a perderiì fuor del Regno nelle guerre lontane. In ■quelli tempi ancora la carellia e la Peite non poco infettavano varie Provincie d’ efl'o Regno . Quel che è più, giunto il Re all’età di fef-iàntun anno cominciò a declinare il vigor del l’uo corpo, con ricordargli vivamente ciò, che tutti dobbiamo alla mortalità. Però fu ila-lolita la Pace , tenuta nondimeno per poco onorevole al Re Cattolico, i cui Capitolili leggono in varj Libri, e nelle raccolte de i Trattati pubblici. Noni! può efprimere il giubilo, che per quello felice accordo fi fparfe per tutti i Regni e Principati Cattolici. Il folo Duca di Savoia Carlo Emmanuele quegli fu , che n’ebbe a fofpirare , avendo egli provata quella difavventura , a cui fovente fono efpoili i Principi minori, cheli collegano co i maggiori, cioè di rellar eglino fe Dbn anche iagrificati, almeno con un pugno di mofche ne’Trattati di Pace. Fu ben egli comprefo in quella Pace, ma l’articolo del Mar-chefato di Saluzzo, che tanto a lui premeva, redo indecifo , con ef-ferne fiata rimelTa al Papa come Arbitro la decilìone : il che tutti i faggi Politici ben riconobbero effere un fermento di nuova guerra . Pure non fl potè efentariì il Duca dal fottoferivere la Pace, tal quale era, fperando , che i fuoi maneggi e la prudenza del Pontefice tro-verebbono proporzionati rimedj a quella piaga rimaila aperta . Tro-vavanlì intanto i fuoi Stari di là e di qua da’monti afflitti dalla Pelle. Andarono dipoi crefcendo gl’incomodi della l'anità del Re Cattolico, per cagion de’quali avea già rinunziato il governo degli Stati al Principe Don Filippo fuo Figlio. Si aggiunle anche una lenta febbre, di modo che feorgendo appreiTariì il fine de’fuoi giorni, fi fece portare all’Efcuriale, mirabil Palazzo, Moniilero e Chiefa, ch’egli con ifpefa almeno di due millioni d’oro avea fabbricato. Giunto colà nel dì due di Luglio , fu prefo da una fchifofa e penofa malattia , efiendofi inverminite le fue ulcere, ma che egli con eroica imperturbabilità fofferì fino all’ultimo fiato. Ora dopo aver Iafciati nobilitimi avvertimenti al Figlio, e palTati que’giorni di tabulazione in