Arsenatus, voce da alcuni interpretata per Arx Senatus. Dante, nel suo Inferno, dice: « Quale nell’arsanà de’Veneziani, ecc.; » e quindi alcuno congettura che cosi fosse detto, perchè allora cinto d’argini, o, come dicevano, arzeri, quasi dire s’intendesse luogo arzerato. In vero, le antiche memorie ricordano che arzanà appunto chiama-vasi, fino all’anno 1220; e noi stessi, nel 1824, abbiamo scoperta sotterra in un sito interno all’ arsenale, lunga fila di palizzate, disposte a guisa di argine, e rivestite di grosse tavole sottostanti sei piedi alla ordinaria linea di alta marea, inferiormente alle quali si son rinvenuti grossissimi abeti del diametro di circa un metro, disposti in serie uno presso all’ altro sopra informi sassi di cava, e la cui lunghezza non si è potuta indagare perchè di molto s’inoltrano colle loro estremità sotto i vicini fabbricati: ma codesta apparizione niente serve per noi a provare che quell’ apparato fosse porzione di un argine, e molto meno a concludere che arsenale derivi da arzere. Coriolano Ciprico, che scrisse al terminare del secolo XV, cosi nomina anco l’arzanà di Gallipoli. Il Du Cange deriva questa voce toscana da ars, che nella bassa età significava macchina, d’ onde, secondo lui, venne anco il vocabolo artiglierìa. Evvi un’ inscrizione costantinopolitana, prima del 1453, che ripete il nome arsenale; ma da questa si ricava che l’etimologia non deriva dagli arzeri. In mezzo a tale incertezza non meriterebbe forse censura chi opinasse col Gallicciolli, il quale riferisce la voce Ars all’ orientale vocabolo Haras, che suona far opere fabbrili; e forse si accosterebbe più al vero chi, come noi, si unisse al parere dell’ eruditissimo Muratori, che trova nell’ arabica espressione Darsenaa, 1’ equivalente dell’ italiana arsenale, come si dicesse luogo delle Darsene, nome presso noi rimasto più chiaro nella parola darsena, cioè vasca o bacino di mare, men che una parte, circondato da terreni ove possono rifugiarsi e star sicuri i navigli. L’arsenale è situato nella parte orientale della città, sulle antiche isole Gemole, Zimole o Gemelle, così chiamate, al parer di taluno, perchè in tempi a noi rimoti ivi culto prestavasi ai numi Dioscuri, Castore e Polluce. Esso è precisamente nel luogo, cui le cronache vol. i, p. il. 43