-<5-> 198 o PANFILE. Legno da guerra. Navigli di origine greca, che però si fabbricavano fra noi : sono nominati anco nell’ opera di Leone il Saggio; ma sul loro proposito poco più si ricorda oltre il nome. Pare fossero legni grossi, inferiori però ai dromoni, e, come accennammo, da guerra. Jal ne dà più estese indicazioni ; nel secolo XIV, le panfile avevano una sola coperta. GALEE. Veloci legni da guerra. Nome spettante ad un genere di naviglio che soggiacque a grandi variazioni e ad essenziali cambiamenti; ora accenneremo alle più antiche galee, le quali portavano un solo albero verticale ed un solo ordine di remi. 11 nome galea sembra derivare dairarabico chalaja (idest navis magna) ; se non che leggendosi in un1 iscrizione romana queste sigle : gvber. de galeat , bisognerebbe concludere, col Muratori (dal quale si ricavano questi indizi), che gli Arabi 1’ abbiano invece preso da noi, trasmesso ai Greci, quindi ritornato all’Italia, secondo che si cambiavano le vicende del tenebroso medio evo. Basilio non pone distinzione tra la galea e la cumbaria o gum-baria, su cui più avanti si terrà parola. La stessa greca marina diede a’Veneziani anco la NAVE ONERARIA. Navigli da carico e per trasporto. Servivano a trasportare il bagaglio, i viveri e le munizioni de’legni da guerra, co1 quali si univano in convoglio. La nave oneraria, che sembra potersi paragonare alla caracca, usavasi anco da’commercianti, siccome quella che era atta a contenere grossi e numerosi fardelli di merci. Se vogliasi por mente al sistema adottato in questi secoli, riguardo alla maniera di guernire, cioè, differentemente i bastimenti destinati a combattere da quelli dedicati al commercio, bisognerebbe ritenere, che queste navi, le quali crediamo fossero non molto dissimili dai dromoni, e, come testé dicemmo, anco dalla caracca, viaggiassero con l’uso delle sole vele e senza 1’ ajuto de’ remi. IPPAGOGHI, IPPEGI o HIP PAG MI. Naviglio da trasporto. Questo vocabolo, tolto dal greco, suona in italiano porta cavalli, chè tale appunto era la destinazione dell’ ippagogo. Da quanto può desumersi leggendo le opere di coloro che di questi navigli scuderie ebbero ascrivere, essi avevano la lunghezza di 86 piedi (metri 29.928), 38 piedi ( metri i3.224) di larghezza, e 29 (metri 10,092) di altezza. V’è chi pensa viaggiassero con sole vele, ed una frase di Diodoro, riportata dal Jal, serve di appoggio a questa congettura. L’equipaggio loro era composto di 5o marinari. Ciò che particolarmente li distingueva dalle altre navi era una porta a fior di acqua, sita all’estremità di poppa, per la quale si facevano entrare ed uscir i cavalli. Compiuto il carico, si chiudeva quest’uscio, e lo si calafatava, poiché in allora la parte inferiore trovavasi pressoché sotto la linea d’ immersione. Questi navigli, che in gran numero qui si fabbricavano, fecero parte delle flotte veneziane destinate al trasporto dei crocesignati in Palestina. La