- venne dettata da Scipione Carteromaco. (Memorie dell’ Inst. lombardo-veneto, voi. h, facc. 255. ) Di quella de’ Pellegrini non fareb-besi qui ricordo, tanto più che, seguendo il proposito nostro di scrivere sotto brevità, d’altre assai più riputate ci conviene tacere, se non fosse per aver essa nelle sue instituzioni avutane alcuna, che mostra ( a chi avesse bisogno di prove in tale argomento ) non esser punto nuovo e del nostro secolo 1’ affratellare coll’ amore della dottrina la carità, e la pratica del bene colla investigazione del vero. Soccorreva di fatto tale accademia i letterati che ne abbisognavano ; soccorso tanto più liberale, quanto che i nomi dei principali accademici erano occulti. Di quella della Fama, quanto non s’è scritto e da quanti ? Altra accademia non v’ ebbe con nome meglio appropriato. Aveva tipografia propria, cui soprantendeva Paolo Manuzio, e le stampe che ne uscirono non hanno di che vergognare messe a confronto colle più nitide ed eleganti. Bernardo Tasso ne fu cancelliere, con annuo stipendio di ben dugento ducati d’oro. Stipendiato pure v’ avea chi leggesse teologia, chi metafisica, chi morale, e via via. Altri si pagavano perchè dettassero opere di grande utilità, o le antiche facessero comuni al più possibile, traducendole. Di qui il Discorso universale sulla sacra legge canonica commesso ad Antonio Pagani, e il volgarizzamento fatto dal Sansovino delle Instituzioni di Giustiniano. (Venezia, 1552, e Napoli, 1754, sempre in 4.“ ) Proponeva inoltre quest’ accademia alla signoria di dar miglior ordine alle nostre leggi, e ne avea cominciato il lavoro per decreto del consiglio dei dieci, 51 maggio 1560. Anche a questo punto giova arrestarsi a considerare come non sia gran fatto moderno l’intervenire degli studiosi nel regolamento della pubblica cosa, e le concessioni, anzi gl’ incitamenti ricevutine dai governi anche più stretti e dell’ autorità loro più gelosi, quale appunto si tiene che fosse, e fu veramente per molti rispetti, il veneziano. Ripetiamo quanto scrisse succintamente di quest accademia Michele Battagia nella sua Dissertazione storica delle Accademie veneziane (Venezia, Picolti, 1826), e additiamo a chi più ne volesse sapere il libro di Giovanni Gottlob Lunze (Lipsia, 1801 ) : Academia veneta,