411 ridotto a. miglior disciplina dalla presenza di un obbiettivo definito. Esso investiva il sistema più che l’interesse singolare di una persona o di ima clientela. Si proponeva e realizzava il rinnovamento dell’ordine politico, eliminando la figura di chi questo sintetizzava. Ogni altro membro della famiglia non fu molestato. Il patriarca Orso rimase tranquillo al suo posto. Sostituiti gli uomini responsabili della direzione politica, lo scopo immediato della rivolta era ottenuto. L’ordine interno ritrovava sollecito assestamento, sia pur provvisorio, evitando di estendere i limiti della crisi. Gli animi però non erano sereni. Una calma fittizia soffocava uno spirito, angustiato da sentimenti di diffidenza e da desideri di rivincita, che distoglievano l’attenzione dagli intrighi esterni orditi a danno della integrità dello stato (1). Il patriarca Orso rinunciò a partecipare alla sinodo romana, riunita, in seguito a istanza di Poppone, al cospetto del papa e dell’imperatore, per decidere la controversia gradense. Egli giustificò la sua assenza per il tramite del diacono Pietro, con il capzioso pretesto di non esser stato regolarmente citato. La curia romana gli aveva fatto pervenire triplice intimazione, e il vescovo Maione di Concordia le aveva rassegnate nelle sue mani. Ma egli restò contumace. La manifesta ostilità, in mezzo alla quale era celebrata la sinodo romana, e il disinteresse del patrio governo sconsigliavano ad affrontare il giudizio di una assemblea sospetta di parzialità (2). Non si può certo attribuire a questo processo di revisione maggior valore di sincerità della bolla strappata da Poppone con inganno in altro tempo. Richiamandosi al deliberato conciliare di Mantova dell’ 827, la sinodo romana del 1027 condannava Orso, rimproverando l’ostinata contumacia e privandolo della dignità patriarcale. Grado, sentenziavano i padri conciliari, doveva essere riunita alla chiesa Aquileiese, perchè aveva soltanto titolo di pieve (3). (1) Origo cit., p. 140. (2) Atti della Sinodo del 1027 (Mansi, Sacrosanta concilia, XIX, 479 sgg. ; M. G. H., Legum, sect. IV, I, 83; Kehb, Italia pontificia, VII, 1, 29, n. 52, 53). (3) Mansi, Sacr. conc., XIX, 498 : Confirmamus vobis vestrisque succes-soribus inmlam, quae Oradus vocalur, cum omnibus suis pertinenciis, quae barbarico impetu de eadem Aquilegiensi ecclesia subtraclo fecerat et falso palriar-chali nomine ulebatur.