<£• 155 «3S- e per altro decreto 24 settembre 1551, non potevasi a tal carico eleggere che Veneziani. La casa del canevo, ossia la cosi della Tana o Corderia, era una sezione materialmente e virtualmente separata dall’arsenale, abben-ché dipendesse dal reggimento, ossia dalla eccellentissima banca di esso ; oltreché officina, era un emporio, era quella che intendiamo per dogana di transito, ove concorreva ed era custodito tutto indistintamente il canape di pubblica e di privata appartenenza, cosi dello Stato, come estero, che giungeva alla dominante. Ivi, da pubblici ministri fatta scelta del migliore, costruivansi le goniine ed altre grosse funi pel servizio marittimo dei bastimenti da guerra e di quelli de’ commercianti nazionali, nè era permesso fabbricare altrove che alla Tana, e per mano di quegli espertissimi operai, que’ tali importanti cordaggi quando toccavano certe determinate misure di grossezza. Tale principio, il cui scopo era di tener in alla riputazione la regia marina, che appunto così era nominata ne’ pubblici decreti, richiedeva un sistema di amministrazione particolare, e perciò al governo di questo gelosissimo incarico presiedeva apposita magistratura di tre patrizi, che in origine avevano il titolo di uffiziali alla camera del canevo, e vengono così nominati in una terminazione dell’anno 1505; ma posteriormente, con decreto di senato 1.° ottobre 1558, cambiarono titolo, e vennero eletti col nome di visdomini alla Tana, nel qual posto duravano mesi 10. Dipendevano da questi il proto o maestro a caneti, ed altri ministri inferiori tecnici e contabili, poiché trattavasi della tenuta di più registri, tanto per la parlila erariale, quanto per la mercantile, la quale, estrattando il canape che residuava dopo quello scelto pella confezione de’ cordaggi, corrispondeva il pagamento delle spese occorse pei lavori fatti eseguire, e pel così nominato dazio di magazzinaggio. L’ingresso a’vasti locali di questa sezione dell’arsenale aveasi nel campo esteriore denominato della Tana ; verso 1 interno, non v’ era corrispondenza alcuna, trattane una piccola porta per comodo di passare le sarchie (sarte), la quale troviamo nominata in un decreto di senato 21 agosto 1559. A questa vol. i, p. n. 20