<3* 428 «3>- effettualmente che la notte della barbarie non potrebbe più stendersi nè cosi fitta, nè così universale tra gli uomini come in passato, chi più de’Veneziani pronto ed alacre ad accoglierla ne’propri Stati, e a cooperare con ogni fatta di premi perchè larghe vi mettesse e profonde radici ? Merita, ci sembra, considerazione, nel giudizio almeno di quelli che fanno alcun caso del magistero con cui da un’arcana legge di provvidenza sono sapientemente ordinati quag-giuso a mirabili fini gli avvenimenti di qualsivoglia specie essi sie-no ; merita, diciamo, considerazione il contemporanco scoprirsi di tante contrade affatto sconosciute, o presso che affatto, allargandosi per conseguenza di tanto spazio la comunicabilità di quanti vivono riscaldati e nudrili dal sole, e del mezzo più pronto, più agevole, più efficace ad introdurre, mantenere e rifare le comunicazioni tra genti e genti, ancora che separate da intervallo lunghissimo e a valicare pericoloso. Non è oggimai chi neghi lo sbaglio nella data del Decor puel-larum, e chi non rida (dacché lo sdegnarsene sarebbe sproporzionato alla goffa colpa) del 1443 stampato da Gabriel di Piero nel suo Apollonio Tirio (Apostolo Zeno, Lettere, voi. vi, facc. 586 ); i caratteri di vetro, ricordati dal Sansovino (lib. xm, ediz. preallegata 1665, facc. 327 ) per lo scriverne che fece dopo la metà del seco- lo XIV Natale Viniziano, sono erudizione che aspetta di essere tuttavia riforbita dal paziente critico per potersene usare a securtà e con vantaggio ; ma non può cadere controversia sul calore con cui fu accolta tra noi appena apparsa 1’ arte nobilissima tipografica, e sulla persistente sedulità con cui fu coltivata in ogni tempo ; a tal che nessun’ altra città, così delle italiane come delle straniere, possa vantarsi di aver superalo la nostra per copia di stampe e numero di stampatori, se già non dee dirsi per avventura sormontarle essa tutte ; nessun’ altra avervi con cui non sia ad essa dato di gareggiare, sì per importanza d’ opere messe in luce, e sì per eleganza e splendor d’edizioni. I privilegi cominciati a concedersi dalla signoria nel 1469 a Giovanni da Spira, e continuati al fratello di lui Vinde-lino, si perpetuarono, non che d’ogni fatta incoraggiamenti, a quanti,