zoo Annali d’ Italia: la facea da Signore. Però Ruggieri prefa occafione dal recente iuo Matrimonio, fece iitanza a Roberto per l’efecuzion delle promeffe , a fine di poter dotare decentemente la nuova fua fpo-ia Erimberga , chiamata da altri Delibi, o Giuditta. Ricavandone folo parole , e non fatti , fi ritirò forte in collera da lui, e gl’intimò la guerra, fe in termine di quaranta giorni noi fod-disfacea . La ritpofta , che gli diede Roberro, fu di portarfi coll’ Armata ad affediarlo in Mebto . Ma con tutte le prodezze fatte dall’una e dall’altra parte , nulla profittò Roberto . Anzi Rug-g’eri ufcito una notte di Melito gli occupò la Città di Gierace per trattato fatto con que’ Cittadini. Allora Roberto tutto fumante d’ira corfe all’affedio di Gierace ; e ficcome perfonaggio d5 incredibile ardire , una notte ben incappucciato ( che già era in ufo il Cappuccio anche fra i Secolari ) fegretamente fu introdotto nella Citrà da. uno.di que’patenti C ittadini per nome Ba-filio. Per fua disavventura re fio lcoperto , e prefo a furia di Popolo j vide poco dipoi trucidata Baiìlio, impalata fua Moglie, e fi credeva anch’egli i'pediro. Con beile parole gli riu-fcì di fermar la furia del Popolo, e fu cacciato in prigione. Ne andò la nuova all’efercito iuo -, ma non fapendo che fi fare i fuoi Capitani per liberarlo , miglior configlio non feppero trovare , che di tpedirne incontanente l'avvifo al Conte Ruggieri, fcongiurandolo, che accorreife per falvare il Fratello. Non fi fece pregare il magnanimo Ruggieri ; co;fe torto co’fuoi a Gierace, e chiamati fuor della Città 1 Capi, tanro ruffe colle buone e colle minaccie , che fece rimettere in libertà il Fratello. Quelto accidente, e la coftanza di Ruggieri pi oduffe buon effetto , perchè dopo qualche tempo Roberto gli accordò il dominio della metà della Calabria. Pafsò dipoi Ruggieri in Sicilia , dove effendofi ribellato da lui il Popolo di Traina , fcce delle maraviglie di patimenti e di bravure contra di que’Cittadini , e de’Saraceni accorfi in loro aiuto, tantoché ne riacqui-ftò veramente la fignoria. Crede Camillo Pellegrini (a), che ^PcrmTnius Riccarcl