Anno MLXXV. 3.43 rata la di lui Sepoltura. Il Puricelli ne fcriiTe la Vita . Dopo ciò Popolo di Milano, il quale eiaminati ben quelli fatti, pare che già averte aflùnta qualche forma di Repubblica, ma con ricono-fcere tuttavia il comando e 1’ autorità del Re Arrigo , unito col Clero , fpedì un’ ambafciata al Re medefìmo per avere un Arci-vefcovo (a). Giacché egli era pentito di aver dato per Arcivefco-(ai Idem vo a i Milaneiì Goffredo, fu da lui eletto Tedaldo Suddiacono Mi-'4, s'c" s’ lanefe , che era Tuo Cappellano, e il mandò a Milano, dove trovò buona accoglienza non men preffo il Clero , che preffo il Popolo, avido Tempre di cofe nuove. Si videro allora in un medefìmo tempo, e non Tenza fcandalo, tre Arcivefcovi di Milano, cioè Godjredo confecrato, ma efìliaro ; Attone foftenuto e confecrato da Papa Gregorio VII. e vivente in Roma ; e Tedaldo ultimamente Topraeletto a gli altri due. Fece quanto potè il Papa per impedire la confecrazion di Tedaldo; ma i Vefcovi Suffragane! attaccati ai Re Arrigo, ad onta di lui il confecrnroao . Ccrfe in queft’^ p Anno un gran pericolo lo fteffo Pontefice Gregorio. (b) Aveva duifus Pi. egli pubblicata la (comunica contra di Cencio Figliuolo di Stefano (anus, > & già Prefetto di Roma, ma non già a mio credere Prefetto anch '^fgon.ti egli d’ effa Città, uomo prepotente sì per la Tua Dignità e nafcita, Vn.’Gregor. come per le Tue grandi ricchezze, ufurpator de’ beni delle Chiefe ,)1'Il'Larnhert ed amico del Duca di Puglia Roberto Guifcardo. litigato coftui scafnabur-dalle fegrete infinuazioni di Guiberto Arcivescovo di Ravenna, ehesenfuinChr. già afpirava al Papato, allorché Papa Gregorio nella notte del latito Natale di quello, e non già del Teguente Anno, celebrava la Meffa a Tanta Maria Maggiore, entrato con gente armata, il prefe , e fiaccatolo dal Tacro Altare , Teco il traffe ad una l'ua Tor- , re. Paolo Benriedenfe (c) aggiugne , che effo Papa riportò una ^ìn^denf ferita in quella funefta occafione. Si TparTe torto per la Città la in Vita s. nuova di tanta empietà, a cui tutti inorridirono; e il Popolo Ro- presor'TFl!' mano dato di piglio all’ armi, fatto il giorno, in furia corfe alla r'J. ùaiìc. Torre di Cencio, e quivi con fuoco, con catapulte, e con altri ingegni di guerra cominciò a batterla sì forte , che Cencio prevedendo in bfeve la propria rovina , Ti gittò a’ piedi del Papa, implorando non che mifericordia , aiuto per falvariì. Allora il cle-mentiffimo Pontefice affacciatoli aduna Tineftra, fece fermar gli affalti e Tira delPopolo ; e tratto dalla Torre Te ne tornò fra le acclamazioni di tutti a terminar la Meffa a Santa Maria Maggiore: fegno o che non era ferito, oche la ferita dovette eiTere ben leggiera . Q 2, Fu-