Anno MCXLV. Moniftero di Farfa nella Sabina, e quivi nel dì 4. di Marzo, giorno di Domenica , fu Solennemente conlecrato . Andoffene dipoi a Viterbo, dove celebrò la Santa PaSqua , e fermoffi in quella Città per otto Mefi. Tornò in quefto tempo a Roma 1’ Erefiarca Arnaldo da Brefcia , e fpargendo con piena libertà il veleno della tua dottrina (a), aggiunfe nuovi fproni alla No- (*)OttoFri. biltà Romana per privare della loro autorità i fommi Ponte 6-ci. Andava collui predicando , che lì dovea rifabbricare il Cam ci ì. 2. pidoglio , rimettere in Roma non iòlo il Senato, ma anche 1’ Ordine Equftre , come fu al tempo de gli antichi Romani 3 ¡nu^rT^ nè dovere il Papa impacciarfi nel governo temporale , ma contentarli dello l’pirituale . Tal piede prefero quefti velenofi in-fegiamenti , figurandoli coloro di dover vedere di nuovo Roma padrona del Mondo, che l’inferocito Popolo lì diede ad atterrare i magnifici Palazzi e le Torri non Solamente di que’Nobili, che abborrivano quella Sacrilega novità , ma anche de’ Cardinali; alcuni de’quali in oltre riportarono delle ferite dalla matta plebe, che non conofce ne’ Suoi trafporti miftira. Abolirono in oltre i Romani ( ¿>) la Dignità del Prefetto di Roma; (b)Om» obbligarono tutti i Nobili Cittadini a giurar Soggezione al lo ro Patrizio Giordz.no, Figliuolo di Pier Leone, ed incaftellaro- \.7.c. 3,. no, cioè riduflero in fortezza la Bafìlica Vaticana, con far po-Scia delle avanie, e dar anche delle ferite a i pellegrini, che per divozione colà concorrevano. Il Pontefice Eugenio, dopo avere colla pazienza , e colle buone tentato in vano di frenar la difubbidienza de’Romani, venne alle brufche, con fulminare la {'comunica contra di Giordano dichiarato Patrizio. Adoperò ancora gli altri rimedj efficaci della forza temporale, per metterli in dovere, avendo congiunte le lue armi con quelle del Popolo di Tivoli. Non finì dunque l’anno, che furono affretti i Romani ad una concordia, per cui fi contentò il Papa, che SuS fifteffe il Senato, come era in uSo in tanti Secoli addietro , ma con obbligare i Romani ad abolire il Patrizio, a rimettere la dignità del Prefetto di Roma , e a preftare 1’ ubbidienza dovuta a i Pontefici, padroni legittimi di Roma. Ciò fatto , da Viterbo fe ne tornò a Roma verlo il Natale del Signore con im- , . menSo giubilo di quel Popolo e Clero ( c ), che gli fece un So-lenne incontro, cantando il Benediclus, qui venit in nomine Do- in Vita Elimini'. il che può farci maraviglia per quel, che s’è prima ve- Ij1’, duto . Andato egli al Palazzo LateranenSe , celebrò dipoi con ma- Rer. Italie. l'orno VI. H h gni-